L’Expo 2015 nel mirino delle cosche | Tredici arresti tra Lombardia e Calabria /I NOMI

di Redazione

» Calabria » L’Expo 2015 nel mirino delle cosche | Tredici arresti tra Lombardia e Calabria /I NOMI

L’Expo 2015 nel mirino delle cosche | Tredici arresti tra Lombardia e Calabria /I NOMI

| martedì 28 Ottobre 2014 - 07:22

I carabinieri hanno eseguito in Lombardia e Calabria 13 arresti, su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Milano, nei confronti di altrettanti indagati per associazione di tipo mafioso. L’indagine è stata condotta dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini. Sono accusati di associazione di tipo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di denaro di provenienza illecita, abuso d’ufficio, favoreggiamento, minacce e danneggiamento mediante incendio.

Gli arresti sono avvenuti nelle province di Milano, Como, Monza-Brianza, Vibo Valentia e Reggio Calabria. Al centro delle indagini del Ros dei Carabinieri due gruppi della ‘ndrangheta radicati nel Comasco, con infiltrazioni nel tessuto economico lombardo.

L’operazione è stata denominata “Quadrifoglio” ed è stata avviata nel 2012 e condotta dal Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri (R.O.S.).

Gli arrestati sono: Luigi Calogero Addisi, 55 anni; Fortunato Bartone, 41 anni; Antonio Denamoi, 25 anni (già agli arresti domiciliari per estorsione); Antonio Galati 62 anni; Fortunato Galati, 36 anni, (già detenuto per omicidio); Giuseppe Galati, 43 anni, (già detenuto per traffico di stupefacenti); Giuseppe Galati, 35 anni; Franco Monzini, 65 anni; Salvatore Muscatello, 80 anni, (agli arresti domiciliari perchè condannato per associazione mafiosa a seguito del processo “Infinito”); Alberto Pititto, 39 anni; Matteo Rombolà, 27 anni; Saverio Sorrentino, 53 anni; Luigi Vellone, 54 anni.

Addisi è un ex consigliere del Comune di Rho (Milano). L’accusa per lui è di riciclaggio e abuso d’ufficio con l’aggravante di aver favorito l’associazione mafiosa. Avrebbe riciclato denaro per l’acquisto di un terreno nella zona di Rho per poi votare a favore in Consiglio comunale della destinazione d’uso che ne avrebbe aumentato il valore. Già lo scorso mese di aprile era stato costretto a lasciare la politica dopo lo scandalo che lo aveva colpito dopo gli arresti dell’operazione “Metastasi”.

Fra i reati contestati alle persone arrestate figurano, oltre all’associazione di tipo mafioso ed al concorso esterno in associazione mafiosa, diversi gravi delitti – tutti aggravati dalla finalità di agevolare un’associazione di tipo mafioso – quali detenzione e porto abusivo di armi (anche importate clandestinamente), intestazione fittizia di beni, reimpiego di denaro di provenienza illecita, abuso d’ufficio, favoreggiamento personale, minaccia e danneggiamento mediante incendio.

Le due articolazioni mafiose colpite dall’operazione sono: il gruppo facente capo alla famiglia Galati, radicato nel comune di Cabiate (CO) e zone limitrofe, espressione in Lombardia della cosca “Mancuso” di Limbadi (VV); il locale di ‘ndrangheta di Mariano Comense (CO), a capo del quale le indagini hanno dimostrato essere ancora Salvatore Muscatello, nonostante egli si trovasse agli arresti domiciliari, per la condanna recentemente riportata, proprio per tale ruolo di “capo-locale”, nel processo “Infinito”.

Dall’inchiesta sono emersi gli interessi delle cosche in speculazioni immobiliari e in subappalti di grandi opere connesse ad Expo 2015. Una società riferibile a Giuseppe Galati, uno dei presunti boss della ‘ndrangheta, avrebbe acquisito lavori nell’appalto per la costruzione della Tangenziale Est Esterna Milano, una delle tante grandi opere connesse all’Expo del 2015.

È emersa una rete di “fondamentale importanza – sottolineano gli inquirenti- per gli appartenenti alla ‘ndrangheta”, una sorta di “‘capitale sociale'” fatto “di rapporti e relazioni con esponenti del mondo politico, istituzionale, imprenditoriale e bancario, allo scopo di ottenerne favori, notizie riservate, erogazione di finanziamenti, rete di relazioni”. In particolare sono stati accertati rapporti della famiglia Galati “con un agente della polizia penitenziaria in servizio in Lombardia, un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, imprenditori immobiliari, esponenti del mondo bancario e pubblici amministratori di enti locali”.

Tra le vittime della ‘ndrangheta individuate dalla Procura di Milano nel nuovo bliz c’è invece la direttrice del carcere di Monza, che ha ricevuto tre proiettili in una busta a mezzo posta e minacce di morte da alcuni degli indagati. “Per fortuna le investigazioni in corso – ha spiegato Boccassini – ci hanno consentito di venire a conoscenza di questa circostanza e di tenere la situazione sotto controllo. Ora, la direttrice è stata sottoposta a tutela dopo la decisione del comitato di sicurezza pubblica. Un episodio – prosegue il magistrato – che denota la violenza inaudita con cui la ‘ndrangheta può reagire”. Boccassini ha anche fatto riferimento all’incendio dell’auto di un vigile urbano “che ha fatto il suo dovere redigendo un rapporto finito al tribunale di sorveglianza che ha comportato la revoca della semi libertà per Antonio Galati”. Quest’ultimo ritenuto “esponente apicale” dell’associazione criminale, pur essendo condannato all’ergastolo, aveva ottenuto il regime di semilibertà e – ha spiegato Boccassini – “continuava e gestire i suoi interessi sia dal carcere, sia quando girava semilibero”.

Per il procuratore aggiunto Ilda Boccassini “dopo ‘Infinito’ (ndr, la maxi-inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Lombardia), nulla è cambiato: questa è la riflessione che dobbiamo fare. Evidentemente, come ha detto la Cassazione proprio in relazione al processo ‘Infinito’, dalla ‘ndrangheta si può uscire solo in due modi, o con la morte o diventando collaboratori e dandosi allo Stato”. Boccassini ha affermato che l’operazione di oggi “conferma quanto ormai sancito dalla Cassazione con la sentenza ‘Infinito’ e cioè l’esistenza delle ‘locali’ in Lombardia che hanno un capillare controllo del territorio”.

Edizioni Si24 s.r.l.
Aut. del tribunale di Palermo n.20 del 27/11/2013
Direttore responsabile: Maria Pia Ferlazzo
Editore: Edizioni Si24 s.r.l.
P.I. n. 06398130820