Un calendario serrato di audizioni è stato fissato dal Csm nell’ambito della procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale aperta nei confronti dei cinque magistrati coinvolti nell’inchiesta della procura di Caltanissetta sulla gestione dei beni sequestrati alla mafia.
Si comincia domani con la convocazione del presidente dell’Ordine degli avvocati di Palermo, Francesco Greco, mentre lunedì saranno sentiti il presidente della Corte d’appello Gioacchino Natoli, il Pg Roberto Scarpinato e il presidente della sezione locale dell’Anm Matteo Frasca.
Intanto al Csm si valuta positivamente l’intenzione dell’ex presidente della Sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Silvana Saguto, al centro dell’inchiesta di Caltanissetta, di chiedere di essere destinata ad altra sede: diversi consiglieri la leggono come un primo risultato della procedura di trasferimento d’ufficio, auspicando che l’esempio di Saguto sia seguito dagli altri giudici coinvolti nell’indagine.
La Saguto vuole lasciare Palermo spontaneamente, in modo da bloccare l’ipotesi di allontanamento per incompatibilità ambientale, nell’ambito di un procedimento disciplinare, che il Csm potrebbe decidere entro un paio di settimane, al termine di audizioni già programmate.
Il magistrato al centro dell’inchiesta della Procura di Caltanissetta, che la indaga con accuse di corruzione, concussione per induzione e abuso d’ufficio, dice al Giornale di Sicilia: “A Palermo non ci torno più. Non ci lavorerò mai più, né mai più mi occuperò di misure di prevenzione. L’inchiesta? Ci sarà un giudice che deciderà. Ci sono storie del tutto inventate. Forse abbiamo dato troppo fastidio e hanno voluto fermarci. Non so quanto i colleghi di Caltanissetta e i finanzieri se ne siano resi conto”.
La Saguto ha chiesto in prima battuta il trasferimento a Catania, ma aveva già indicato come sede pure Milano. “Voglio dare – spiega Saguto – il minor fastidio possibile alla giustizia e ai colleghi, che c’entrano ancor meno di me e ai quali vengono contestati episodi ancor più ridicoli”.
Secondo l’ipotesi del pool coordinato dal procuratore reggente di Caltanissetta, Lia Sava, a rifornire di regali e denaro la famiglia Caramma-Saguto sarebbe stato – attraverso Saguto senior – l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, nominato amministratore giudiziario di una serie di patrimoni mafiosi, con parcelle milionarie.
In cambio il professionista, sempre secondo l’ accusa, avrebbe nominato o fatto nominare fuori Palermo, come coadiutore, il marito della Saguto, l’ingegnere Lorenzo Caramma. Ribatte Saguto: “La prassi dei provvedimenti concordati con gli amministratori – dice – è stata sempre seguita da tutti i giudici. È l’amministratore a dover avere le competenze necessarie, ad esempio, nel campo civilistico e del lavoro, altrimenti perché dovremmo nominarlo?”.