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Totti-goleador porta la Roma in Champions | Ma il vero fuoriclasse (fischiato!) è Spalletti

Tre secondi di gioco per segnare il difficile gol del 2 a 2, altri due minuti abbondanti per trasformare il gol della vittoria che vale mezza Champions. Totti è più che mai l’idolo delle folle romane, vent’anni dopo i suoi inizi in giallorosso con il soprannome di “er pupone”. Totti trascina le folle, ipnotizza gli avversari, la maturità dei 40 anni gli permette di centellinare le forze e di trovarsi al momento giusto nel posto giusto per compiere nuove imprese, ha segnato 247 gol in serie A e solo il mitico Piola ha fatto meglio in oltre un secolo di calcio. Insomma, un mercoledì da leoni che gli consegna la copertina della 34esima giornata calcistica.

Eppure Totti è troppo, tremendamente troppo, ingombrante. La storia del suo futuro (ancora improbabile, a mio avviso, almeno come calciatore) con la maglia della Roma tiene banco a ogni fine partita: i suoi gesti, le sue reazioni, le reazioni degli altri, il pensiero del presidente o dell’allenatore vengono sempre prima delle imprese della Roma che nel frattempo ha conquistato 34 punti nelle ultime 15 partite. Ha giocato poco? Ha giocato troppo? Doveva giocare dall’inizio? Spalletti lo ha abbracciato o gli ha solo stretto la mano? E i compagni che ne pensano? E quanto può tirare ancora la carretta? Domande su domande che trovano quasi sempre risposte faziose, di parte.

Nel giorno in cui Roma celebra il suo campione, il suo simbolo e la sua bandiera io voglio celebrare Luciano Spalletti, da molti indicato (o addirittura additato) come l’anti – Totti. Possibile mai? I giornali sguazzano in questa polemica, rinvigorita appena domenica scorsa da qualche parola di troppo tra i due. Ma perchè non guardare la realtà? Totti ha 40 anni, può sfidare Spalletti e la società ma non la legge del tempo, le sue gambe non reggono 90 minuti e lo sa lui, lo sanno i compagni che ovviamente non prendono posizione e lo sa anche Spalletti che continua a dire e a fare la cosa giusta, e cioè trattare Totti come un calciatore e non come una icona eterea.

Spalletti utilizza Totti – lo ha anche detto con molta serenità e umiltà – nel momento in cui capisce che la squadra ha bisogno di una “scossa” che solo Totti – tra quelli in panca – può dare. Per mettere tutti a tacere, Spalletti avrebbe vita facile: basterebbe mettere Totti in campo dal 1′ nelle prossime due partite e “smascherare” l’inganno di un giocatore che non ha più il passo necessario. Invece no, Spalletti continua a “difendere” Totti schierandolo in campo per il tempo giusto, permettendogli – quando tutti sono stanchi – di giocare alla pari con gli avversari, di fare emergere il talento naturale e indiscutibile che ne ha fatto uno dei giocatori più rappresentativi degli ultimi 50 anni. Spalletti continua a fare il bene della Roma e di Totti, accetta accuse (e pure i fischi delle curve) che non gli appartengono pur di mantenere l’ambiente in equilibrio, è stato chiamato in corsa al posto di Garcia per risollevare la squadra e c’è riuscito meglio e prima di quanto avessero preventivato i più ottimisti. Senza rinunciare a Totti, anzi riportandolo sul podio del gladiatore.

Totti dovrebbe essergli grato. Anche il popolo romanista dovrebbe essere grato a Spalletti (oltre che al suo capitano). E invece si continua a parlare di Totti e non della Roma, di Totti e non del meraviglioso Florenzi, di Totti e non della libidine di ritrovare la Champions che sembrava perduta.

Guido Monastra

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Guido Monastra
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