É drammatico il bilancio di una esecuzione di massa compiuta dai militanti dell’Isis a Mosul, in Iraq, a seguito della quale sarebbero state barbaramente giustiziate 284 persone fra uomini e bambini. A riferirlo è una fonte dell’intelligence irachena vicina alla Cnn: l’atto sarebbe stato compiuto fra giovedì e venerdì a colpi di arma da fuoco, dopo il quale sarebbero stati gettati nelle fosse comuni.
In queste ore è in corso una battaglia a Tal Kayf, località a circa 10 chilometri a nord-est di Mosul, con i peshmerga pronti ad entrare nel entro abitato dopo aver sfondato le difese di Daesh, che cerca di rallentare l’avanzata con cecchini e camion bomba e ha attaccato nuovamente a Kirkuk, provocando almeno 46 morti e 133 feriti, tra cui molti membri dei servizi di sicurezza e una ventina di jihadisti. Il segretario alla difesa statunitense Carter è a Baghdad per monitorare di persona la situazione sul fronte iracheno.
L’azione dell’Isis, che farebbe seguito alla presa di ostaggi di centinaia famiglie (200 nel villaggio di Samalia e 350 a Najafia) da usare come scudi umani, è dovuta all’avanzata della coalizione internazionale, che dopo la riconquista di Dabiq ora punta alla città irachena, attaccata sul versante meridionale, mentre lo Stato Islamico attacca Kirkuk.
Intanto, l’agenzia Ansa conferma che la bandiera irachena sventola sulla chiesa di Bartella, uno dei principali villaggi cristiani a una decina di chilometri a sud-est di Mosul. L’edificio si trova a circa un chilometro dall’ingresso del villaggio che si estende per altri cinque chilometri.
Circa mille persone sono state ricoverate per problemi respiratori a causa del fumo sprigionato da una fabbrica di solfati a sud di Mosul alla quale i miliziani dell’Isis hanno dato fuoco durante la ritirata. Lo riferisce la televisione panaraba Al Jazira. Il primo ministro, Haidar al Abadi, ha detto che l’incendio, appiccato due giorni fa, è stato domato grazie all’intervento della difesa civile e delle forze di sicurezza.