“Faccio un appello ai dirigenti: non andatevene, venite. Partecipate. Le porte sono aperte, nessuno caccia nessuno”. Questo l’appello lanciato dal segretario del Pd Matteo Renzi a poche dalla assemblea in programma domenica. “Un partito democratico non può andare avanti a colpi di ricatti. Io voglio evitare la scissione“, assicura l’ex premier.
Ma se la minoranza “mi dice: o congresso o scissione, io dico congresso“. “Ma se dopo che ho detto congresso loro dicono comunque scissione, il dubbio è che si voglia comunque rompere – continua Renzi in un’intervista al Corriere della Sera – Il Pd è fatto da milioni di elettori, migliaia di iscritti. Il Pd appartiene al popolo, non ai segretari”.
“Faccio un appello ai dirigenti – prosegue Renzi -: bloccate le macchine della divisione. Non andatevene, venite. Partecipate”. E sulle accuse lanciate da Bersani: “Non scherziamo. Il Pd non è un partito personale. È più forte dei singoli. Prodi, Veltroni, Bersani, Renzi: i leader passano, il Pd resta”.
Ma secondo il segretario in carica “essere un partito democratico significa accettare anche il dibattito“. “Il confronto. La democrazia interna. La minoranza deve sentirsi a casa. Ma sentirsi a casa non significa che o si fa come dicono loro o se ne vanno”.
E sull’iscrizione nel registro degli indagati del padre Tiziano Reni sul caso Consip, Matteo Renzi è sicuro: “Mio padre è già passato da una vicenda analoga tre anni fa. Dopo venti mesi è stato archiviato. Spero che finisca nello stesso modo per questa indagine sul traffico di influenze”.
“Ma in ogni caso, da uomo delle istituzioni, dico come allora che la mia prima parola è di fiducia totale nella magistratura italiana e di rispetto per il lavoro dei giudici – conclude Renzi. “Guai a chi fa polemica, gli inquirenti hanno il dovere di verificare tutto. E fanno bene a farlo”.
Intanto Michele Emiliano, candidato alla segreteria Pd, fa sapere: “Renzi mi ha chiamato. Spero che il nostro confronto sia utile”.