Scazzi, si attende la decisione della Cassazione | Il pg: “Confermare ergastoli a Sabrina e Cosima”

di Denise Marfia

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Scazzi, si attende la decisione della Cassazione | Il pg: “Confermare ergastoli a Sabrina e Cosima”

| lunedì 20 Febbraio 2017 - 07:01

Il processo per il delitto di Avetrana, in cui morì la piccola Sarah Scazzi è ormai giunto alla conclusione. Potrebbe arrivare oggi la decisione finale dalla prima sezione penale della Cassazione che deve decidere se confermare o meno la sentenza di condanna all’ergastolo per Sabrina Misseri e Cosima Serrano, madre e figlia, accusate di aver ucciso nell’agosto 2010 la quindicenne, rispettivamente cugina e nipote. La Procura generale della Cassazione chiede di confermare i 2 ergastoli inflitti a Sabrina Misseri e Cosima Serrano, mentre l’accusa ha chiesto il rigetto dei ricorsi di tutti gli imputati, anche quelli di Michele e Carmine Misseri.

“Non si distragga il collegio giudicante, e metta la parola fine a questa dolorosa vicenda per dare a Sarah il riposo eterno che merita”, ha detto il sostituto pg nella sua requisitoria. “Sabrina aveva il necessario cinismo, il tipo di azione commessa è nelle sue corde e non stupisce che abbia inviato messaggi al telefono di Sarah per procurarsi un alibi“.

Il giorno dell’omicidio, sottolinea il magistrato, Sabrina Misseri “è in uno stato di nervosa frustrazione perché addebita a Sarah la fine della relazione con Russo e la diffusione di notizie su di loro. Cosima Serrano”prende le parti della figlia e finisce per immedesimarsi in lei: le due prima rimproverano Sarah, poi, quando la ragazzina vuole tornare a casa, la rincorrono e portano nel loro appartamento per ‘darle la lezione che merita’”.

Di Cosima si evidenzia la “partecipazione emotiva credibile alla vita della figlia“, tipica della madre del Sud, “compresa la vergogna” per le dicerie di cui Sabrina sarebbe stata oggetto e un “malinteso senso dell’onore”: “il movente c’è ed è addirittura più consapevole di quello di Sabrina”. Chiesta infine la conferma della condanna a cinque anni e undici mesi per il fratello di Michele, Carmine che, secondo l’accusa, avrebbe aiutato l’uomo a disfarsi del corpo di Sarah dopo l’omicidio.

Sarah venne trovata senza vita in una cisterna d’acqua nelle campagne circostanti Avetrana, in provincia di Taranto. Il 26 agosto del 2010 aveva un appuntamento per andare al mare con un’amica, ma non si presentò. Dopo un mese di ricerche, fu lo zio Michele a confessare che il 6 ottobre uccise la quindicenne e nascose il cadavere in un pozzo.

Il suo racconto, però, venne modificato qualche giorno dopo, quando l’uomo chiamò in causa la figlia Sabrina. In questi anni Michele Misseri, nel corso del processo, è più volte tornato ad autoaccusarsi, ma, secondo gli inquirenti, il suo è stato sempre solo un tentativo di proteggere moglie e figlia da una pesante condanna.

Le due donne si sono sempre professate innocenti ma la Corte d’assise di Taranto prima e la Corte d’assise d’appello le condannò al carcere.

Sono sei i ricorsi che la Cassazione dovrà esaminare contro la sentenza emessa dalla Corte d’assise d’appello di Taranto il 27 luglio del 2015; oltre a quelli presentati dalle difese di Cosima Serrano, di Sabrina e Michele Misseri (condannato a 8 anni di reclusione per soppressione di cadavere e inquinamento delle prove), la Corte sta vagliando i ricorsi di Carmine Misseri, fratello di Michele, condannato in secondo grado a 5 anni e 11 mesi per concorso in soppressione di cadavere, di Vito Russo junior, ex legale di Sabrina Misseri, e di Giuseppe Nigro (condannati entrambi a un anno e 4 mesi per favoreggiamento personale).

Sabrina Misseri (in carcere a Taranto dal 15 ottobre del 2010) è accusata, assieme alla madre (sempre nel carcere di Taranto ma dal maggio 2011), di omicidio volontario premeditato aggravato, sequestro di persona e soppressione di cadavere.

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