La crisi del mondo arabo nei secoli |Dai fasti del Medioevo alle guerre dei nostri giorni

di Giuseppe Citrolo

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La crisi del mondo arabo nei secoli |Dai fasti del Medioevo alle guerre dei nostri giorni

| martedì 24 Ottobre 2017 - 08:26

Il mondo arabo è un gigante da centinaia di milioni di abitanti, diviso fra due continenti, Africa ed Asia. Si tratta però di un gigante dai piedi d’argilla, scosso in quest’inizio di ventunesimo secolo da una profonda crisi.

È una crisi che ha radici molto più antiche rispetto allo scoppio delle cosiddette “primavera arabe” nel 2011. Innanzitutto, il dato demografico:anche se la fertilità nella maggior parte dei paesi arabi è diminuita rispetto ai picchi degli anni settanta e ottanta,quando si aggirava intorno ai cinque figli per donna, resta comunque molto alta rispetto alle medie mondiali, aggirandosi intorno ai 3-3,5 figli per donna; si pensi solo all’esempio dell’Egitto dove popolazione è aumentata dai 68 milioni di abitanti del 2000 ai 92 milioni del 2017.

Dunque quelle dei paesi arabi sono popolazioni molto giovani, con una percentuale di giovani sulla popolazione totale tale da far parlare i demografi di “youth bulge”, cioè ondata giovanile, con tutte le conseguenze che questo ha sul piano economico e anche su quello della sicurezza, perchè purtroppo molti studi sociologici hanno dimostrato che le società con grandi masse giovanili tendono ad essere più portate alla violenza e ai sovvertimenti dell’ordine pubblico.

Per quanto riguarda l’economia,purtroppo tutti i paesi arabi sono caratterizzati da alti tassi di disoccupazione,sia giovanile che generale,e dalla mancata integrazione delle donne nel mercato del lavoro. I paesi produttori di petrolio, come l’Arabia Saudita, il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti hanno un alto reddito pro capite e un welfare relativamente generoso, ma soffrono della mancata diversificazione delle proprie economie, della scarsa qualificazione professionale dei propri giovani, e dei bassi prezzi del greggio sui mercati internazionali dovuti anche alla concorrenza dello shale gas americano.

Politicamente, l’organismo che riunisce tutti i paesi arabi, la Lega Araba fondata nel 1945, è ormai irrilevante,paralizzata soprattutto da divisioni interne e rivalità settarie. Ben quattro paesi arabi, la Libia, la Siria, lo Yemen e l’Iraq sono ormai da anni stati falliti in preda a terribili guerre civili che hanno causato centinaia di migliaia di morti e milioni di profughi e sfollati interni.

Il mondo arabo sembra insomma diventato la capitale mondiale dell’instabilità politica, della guerra e del terrorismo a sfondo religioso. Il drammatico problema palestinese, apertosi settant’anni fa,resta senza soluzione,con milioni di palestinesi costretti a vivere in squallidi campi profughi in Giordania e Libano o sotto la brutale occupazione militare israeliana in Cisgiordania, a Gerusalemme e nella Striscia di Gaza.

Oggi di fatto il Medio Oriente è dominato da tre potenze regionali non arabe, Israele, l’Iran e la Turchia. Siria e Iraq, un tempo temibili potenze militari, sono a pezzi, l’Egitto sotto Al-Sisi segue pedissequamente i dettami di Tel Aviv e Washington e l’Arabia Saudita sta perdendo influenza nel mondo musulmano,pur mantenendo un certo prestigio quale custode delle città sante di La Mecca e Medina.

Al di là delle tragedie umane che hanno colpito tantissime famiglie arabe in questi anni,vittime della guerra,del terrorismo e di una povertà spesso estrema, fa male vedere una civiltà che soprattutto nel medioevo ha dato tantissimo all’umanità producendo grandi poeti, filosofi, scienziati ridotta in condizioni così tragiche.

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