“Estorsione di stampo camorristico“, è questa l’accusa che sta dietro alla maxi confisca eseguita dal centro operativo Dia di Roma e dalla compagnia dei carabinieri di Civitavecchia nei confronti di cinque persone, residenti a Ladispoli (Roma). L’ammontare complessivo della confisca di beni è di oltre 100 milioni di euro.
Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, “di una consorteria criminale, che nel tempo ha consentito loro di accumulare illecitamente un ingentissimo patrimonio, frutto principalmente di un articolato sistema di usura ai danni di cittadini e imprenditori locali in crisi economica, molti dei quali anche con il vizio del gioco d’azzardo”.
La Dia di Roma in sostanza, attraverso complessi approfondimenti investigativi, ha ricostruito le dinamiche del sodalizio che era “costituito da un nutrito numero di soggetti di origine campana radicatasi da tempo a Ladispoli” ed era riuscito a trasferire “in quel territorio il modus operandi della ‘camorra’ napoletana per la diffusione e la gestione di traffici illeciti, come testimoniato, tra l’altro, anche in diverse sentenze emesse a loro carico”.
Il Tribunale di Roma ha disposto non solo la confisca del patrimonio delle persone coinvolte, ma anche la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a carico di quattro di loro. Il patrimonio confiscato consiste in: 49 immobili di pregio, tra cui anche ville con piscina, appartamenti di lusso ed appartamenti nei territori dei comuni di Ladispoli e Civitavecchia; otto veicoli; 23 rapporti bancari e finanziari; cinque società e relative quote aziendali.