Cancro, al Sud si muore più che al Nord

di Rosanna Pasta

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Cancro, al Sud si muore più che al Nord

| giovedì 19 Aprile 2018 - 12:30

In Italia si avverte ancora una volta in divario fra il Nord e il Sud. Se è vero che nel nostro paese c’è un basso tasso di mortalità a causa di tumori e malattie croniche, è anche vero che questo avviene soltanto dove la prevenzione funziona, cioè nelle regioni settentrionali. Al Sud si è registrato un tasso maggiore del 5 al 28% rispetto al Nord. La regione con dati peggiori è la Campania.

Cancro, al Sud si muore più che al Nord

Secondo i dati scientifici dell’Osservatorio nazionale sulla salute delle regioni italiane, esposti dal direttore Alessandro Solipaca in occasione della presentazione del Rapporto Osservasalute, la crescita della mortalità a causa di cancro nel sud del nostro paese è diventata preoccupante.

Sono in aumento anche gli anziati non autonomi. Secondo una proiezione del Rapporto Osservasalute del 2017, si stima che nei prossimi 10 anni, in Italia, ci saranno circa 6,3 milioni di anziani non autosufficienti. Nel 2028 ci saranno circa 1,6 milioni di persone, tra gli over 65, non in grado di svolgere attività quotidiane per la cura personale come lavarsi o mangiare, quelle con problemi di autonomia, come preparare i pasti, dedicarsi alle attività domestiche o gestire le medicine, saranno circa 4,7 milioni. Un aumento, rispetto a oggi, di 100 mila persone nel primo caso e di 700 mila nel secondo. che causerà seri problemi per l’assistenza.

Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), in occasione della presentazione del Rapporto Osservasalute, ha sottolineato il fallimento del Servizio sanitario nazionale di fronte alla situazione prospettata. “E’ evidente – ha detto – il fallimento del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn), anche nella sua ultima versione federalista, nel ridurre le differenze di spesa e della performance fra le regioni italiane”. E in riferimento alle differenze tra il Nord e il Sud in termini di salute ed efficienza delle prestazione del Ssn, ha aggiunto: “si tratta di differenze inique perché non ‘naturali’, ma frutto di scelte politiche e gestionali. È dunque auspicabile che si intervenga al più presto partendo da un riequilibrio del riparto del Fondo Sanitario Nazionale, non basato sui bisogni teorici desumibili solo dalla struttura demografica delle Regioni, ma sui reali bisogni di salute, così come è urgente un recupero di qualità gestionale e operativa del sistema, troppo deficitarie nelle regioni del Mezzogiorno, come ampiamente evidenziato nel nuovo Rapporto Osservasalute”.

 

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