Dal declino dell’ultimo Rinascimento agli esordi del Barocco: passaggio epocale attualmente di scena nella mostra che si sta tenendo presso i Musei San Domenico di Forlì. L’evento si intitola ‘L’Eterno e il Tempo tra Michelangelo e Caravaggio’ e ripercorre il periodo che intercorre tra la conclusione dell’affascinante ‘Giudizio Universale‘ di Michelangelo nella Cappella Sistina e gli esordi romani di Michelangelo Merisi, semplicemente noto come Caravaggio. La mostra, iniziata il 10 febbraio, terminerà il 17 giugno.
Forlì, il percorso storico
‘Arte per l’arte‘: questo è il leitmotiv che ha accompagnato gli esordi del Manierismo, in cui prevalevano il capriccio e la ‘licenza’, ossia una forma di trasgressione artistica che rinnovasse le regole dell’epoca. Si trattava di un’arte colta, indirizzata a una élite molto ristretta, abituata a compiarcesi nei frequenti rimandi a profili di spessore come Raffaello e Michelangelo.
Questo modo di vivere l’arte venne messo in crisi dalla polemica avviata dai riformatori protestanti che si richiamavano al rigore della Chiesa delle origini, criticando di conseguenza i lussi e gli sfarzi della corte pontificia. Il percorso umano e artistico di Michelangelo sintetizza un po’ tutto questo. Non è un caso che la sua ars avesse dato adito alle critiche più feroci, e in un certo senso esprimeva la malinconica ricerca spirituale.
Roma era sì l’epicentro del rinnovamento che ruotava attorno al tema del sacro, ma faceva da contraltare all’esperimento, all’elaborazione di nuovi percorsi, di cui la mostra si fa portavoce. Lo stesso Paolo III Farnese, che nel 1545 indice il Concilio di Trento, diventa campo indiscusso del ‘nuovo’. Per lui lavorano artisti come El Greco e Giovanni de’ Vecchi.
Tuttavia sarà Federico Barocci a coniugare il fervore religioso con la sentimentalità prebarocca. Contemporaneamente si sviluppa la vocazione al ‘verosimile’, dando luogo a runa vera e propria indipendenza nonché ripresa degli studi storici e di quelli naturalistici.
Dalla Lombardia discende Caravaggio, artista controverso, capace di dipingere la propria luce che contorna l’ombra e che traspare dagli uomini alle cose, un nuovo rigore. La sua vocazione pauperista si confronta, pertanto con il classicismo di Annibale Carracci e il dinamismo barocco di Rubens.
Forlì, l’esposizione
Il percorso raffigurativo messo in scena dalla mostra permette di assistere ai capolavori dei vari Raffaello, Rosso Fiorentino, Lorenzo Lotto, Pontormo, Sebastiano del Piombo, Correggio, Bronzino, Giorgio Vasari, Parmigianino, Daniele da Volterra, El Greco, i Carracci, Barocci, Veronese, Tiziano, Zuccari, Reni e Rubens.
Inoltre, tra i due Michelangelo si snoda un percorso culturale innovativo, alla ricerca di un rispecchiamento tra i valori eterni e quelli storici. Nel primo si disgrega ogni idea o ideale di compiutezza umana e terrena; nel secondo, invece, si sviluppa un’umanità intrisa di peccato, scalza e sporca che innalza la propria voce al cielo.
Sacro e profano, divino e terreno: sono contraddizioni che animano la mostra da non perdere.