Giornata mondiale degli oceani, Onu lancia allarme inquinamento

di Rosanna Pasta

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Giornata mondiale degli oceani, Onu lancia allarme inquinamento

| venerdì 08 Giugno 2018 - 11:17

In occasione del World Oceans Day, la Giornata mondiale degli oceani che si celebra l’8 giugno, l’Onu lancia un allarme: “Se non cambiamo rotta, negli oceani potrebbero esserci più plastica che pesci”. L’edizione del 2018, infatti, è dedicata alla lotta contro l’inquinamento da plastica che sta flagellando i mari di tutto il mondo.

Giornata mondiale degli oceani, Onu lancia allarme inquinamento

Numeri impietosi quelli relativi all’inquinamento da plastica nei mari, compreso il Mediterraneo. Sono presenti oltre 150 milioni di tonnellate di materiali inquinanti negli oceani e ogni anno se ne aggiungono altri 8 milioni. Le spiagge di tutto il mondo sono piene di tappi, mozziconi di sigaretta, cotton fioc e tanti altri residui inquinanti ma la cosa peggiore è che si tratta soltanto della minima parte che galleggia in superficie. Legambiente con l’Università di Siena ha dimostrato in uno studio che la plastica galleggiante in mare fa da ricettacolo di sostanze tossiche contaminanti, come il mercurio, che rischiano di entrare nella catena alimentare.

L’Onu invita alla collaborazione. “La plastica soffoca corsi d’acqua – ha detto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres -, danneggia le comunità che dipendono dalla pesca e dal turismo, uccide tartarughe e uccelli, balene e delfini, si fa strada nelle zone più remote della Terra e lungo tutta la catena alimentare”. In risposta all’allarme inquinamento è partita una mobilitazione dalle coste africane a quelle asiatiche, passando per Europa, America e Oceania, con migliaia di volontari scesi in campo per ripulire i litorali.

 Per celebrare la Giornata mondiale degli oceani, la pulizia delle spiagge diventa l’attività più diffusa in tutto il mondo. Sono centinaia le iniziative in programma, da Fortaleza in Brasile a Mayo in Irlanda, dalla spiaggia californiana di Santa Monica all’estuario portoghese del fiume Sado, dalle coste di sabbia dorata del Queensland, in Australia, al greco Pireo, dove si bonifica al tramonto. E ancora l’atollo Baa nelle Maldive, le Canarie e il Sudafrica.

Anche l’Italia fa la sua parte. L’Ufficio regionale Unesco per la scienza e la cultura in Europa, con sede a Venezia, ha organizzato un evento che coinvolge diversi volontari nella pulizia della laguna e dei canali. Il Wwf, con l’iniziativa “Spiagge Plastic Free”, organizza appuntamenti in tutto il mese di giugno a Pescara, Reggio Calabria, Oristano e Palermo.

Per salvaguardare le acque del Mediterraneo sono stati allestiti enormi acquari in mare, che permetteranno di valutare l’impatto sulla vita marina delle 115mila particelle di plastica per chilometro quadrato. Un esperimento messo a punto dalla Stazione Zoologica “Anton Dohrn” di Napoli. “Questa giornata – ha rilevato Roberto Danovaro – vuole ricordare l’importanza di comprendere e valorizzare la risorsa mare, che fornisce beni e servizi gratis all’uomo, come metà dell’ossigeno che respiriamo, ma che rischia di essere messa in crisi per l’uso maldestro”. E in riferimento alla progressiva frammentazione della plastica ha aggiunto: “Man mano che andiamo a studiare le componenti microscopiche ne troviamo sempre di più, quindi è difficile dare un numero assoluto” ma gli esperimenti continuano. “Si lasceranno in mare enormi acquari per vedere l’impatto delle microplastiche sulle componenti del plancton – ha spiegato -, poiché il rischio è che i frammenti vengano ingeriti e accumulati dagli organismi, dai più piccoli ai più grandi, e alla fine possano essere trasferiti all’uomo, con danni che ancora non sappiamo ben quantificare”.

Gli stessi organismi marini potrebbero essere un valido aiuto per la pulizia di mari e oceani. “Si sta lavorando – ha osservato l’esperto – alla selezione di batteri in grado di decomporre la plastica e trasformarla in elementi inerti, ma la ricerca è a livelli ancora sperimentali e l’applicazione richiederà del tempo”.

 

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