Mediterraneo, reperti svelano che l’uomo navigava per cibo 8600 anni fa

di Redazione

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Mediterraneo, reperti svelano che l’uomo navigava per cibo 8600 anni fa

| mercoledì 18 Settembre 2019 - 14:14

In una grotta di Marettimo, nelle isole Egadi, in Sicilia, sono stati rinvenuti resti di un pasto – una mandibola di cervo e vari molluschi – che hanno svelato come l’uomo navigava nel Mediterraneo alla ricerca di cibo e nuove terre già 8.600 anni fa, cioè verso la fine del Mesolitico e non nel Neolitico come si credeva finora.

Mediterraneo, reperti svelano che l’uomo navigava per cibo 8600 anni fa

Lo studio che anticipa di 2mila anni la storia degli spostamenti via mare dell’Homo Sapiens è stato realizzato da un team di ricerca italiano composto da ENEA e Università di Roma “Sapienza”, Palermo, Trieste e Salento e pubblicato sulla prestigiosa rivista “Earth Science Reviews” e ripreso da “National Geographic”.

Le analisi geomorfologiche del ricercatore ENEA Fabrizio Antonioli hanno fatto emergere che gli umani avrebbero raggiunto l’isola di Marettimo in un contesto paleogeografico diverso.

“Secondo i rilievi, durante l’ultima glaciazione, circa 20 mila anni fa, la Sicilia era collegata alle isole di Favignana e Levanzo da una pianura lunga dai 10 ai 14 km mentre uno stretto canale la separava da Marettimo, meta più ambita dai cacciatori perché ricca di selvaggina, a differenza delle altre due isole molto più basse e senza boschi”, spiega Fabrizio Antonioli, del laboratorio ENEA di Modellistica Climatica e Impatti.

“La datazione dei resti di cervo identica a quella delle patelle – ritrovate per di più nello stesso livello di sabbia – ha consentito di provare che i cacciatori navigavano da Favignana a Marettimo alla ricerca di cibo.

Successivamente l’innalzamento del livello del mare ha isolato l’arcipelago delle Egadi e con esso anche la Grotta del Tuono, luogo del ritrovamento, che oggi si trova a circa 30 metri sul livello del mare e circa 55 da quello di 8560 anni fa, ed il cui accesso è possibile solamente con tecniche alpinistiche”, conclude Antonioli.

(ITALPRESS).

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