Uccise la fidanzata, Mazzega si suicida dopo la condanna a trent’anni

di Redazione

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Uccise la fidanzata, Mazzega si suicida dopo la condanna a trent’anni

| domenica 01 Dicembre 2019 - 09:18

Francesco Mazzega si è suicidato dopo la condanna a trent’anni per l’omicidio della fidanzata Nadia Orlando. L’uomo è stato trovato morto sabato sera nel giardino della sua abitazione a Muzzana del Turgano, in Friuli, dove era agli arresti domiciliari.

Uccise la fidanzata, Mazzega si suicida dopo la condanna a trent’anni

La Corte di Assise d’Appello, venerdì aveva confermato la condanna a trent’anni di reclusione. Si manteneva così la la sentenza del Tribunale di Udine, emessa l’11 luglio 2018, per l’omicidio dell’ex fidanzata Nadia, la 21enne di Vidulis di Dignano.

Mazzega si è impiccato poco dopo le 22, dopo aver cenato con la famiglia. I genitori, assieme ai quali viveva, hanno lanciato l’allarme, ma per lui non c’era più nulla da fare. Vani i tentativi di rianimazione da parte dei soccorritori.

I giudici avevano deciso per gli arresti domiciliari proprio per evitare la possibilità di un insano gesto in carcere. Nei prossimi giorni i magistrati si sarebbero dovuti esprimere sulla richiesta di fargli scontare la pena in prigione.

Mazzega aveva confessato il delitto, avvenuto nella notte del 31 agosto 2017, consegnandosi, la mattina dopo, alla Polstrada di Palmanova, con il corpo senza vita di Nadia ancora in auto. In Aula, ai parenti e agli amici della ragazza aveva detto di non meritare il loro perdono.

Oltre alla pena di 30 anni, la Corte d’Appello aveva applicato anche la misura dei tre anni di libertà vigilata una volta scontata la pena. I giudici si erano, invece, riservati di emettere nei termini di legge l’ordinanza sulla richiesta di aggravamento della misura cautelare nei confronti di Mazzega, che presto sarebbe, quindi, potuto tornare in carcere, dove era stato rinchiuso nei primi giorni dopo aver confessato l’omicidio.

La difesa di Mazzega, secondo quanto riporta IlFriuli.it, aveva ritenuto possibile il ricorso in Cassazione, in attesa di leggere le motivazioni, anche per verificare la decisione in merito all’aggravamento della misura cautelare.

 

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