Minchia, signor Presidente…

di Redazione

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Minchia, signor Presidente…

| giovedì 22 Novembre 2012 - 17:01

rivoluzione-linguaggio

PALERMO, 22 NOVEMBRE – A me Rosario Crocetta sta quasi simpatico. A me cittadino, s’intende, perché l’io giornalista gode come un riccio – altro che simpatico – visto che il titolo non ce lo fa mancare mai. 

Basta passare in rassegna le dichiarazioni di oggi per capire che rispetto al 2008, appena quattro anni fa, sembra trascorsa un’era geologica già in termini di linguaggio. Il tempo ci dirà se nel suo caso la forma sarà anche sostanza.

Oggi il presidente ha superato se stesso con la storia del presunto “dossier Boffo”, trama ordita dai vertici del centrodestra per svelare scandali di origine sessuale. Quel “pensano che un gay sta sempre a cosce aperte” azzera le distanze tra linguaggio ufficiale e comune dire, sovrappone privato e istituzionale, bar e Palazzo. È questo che la gente vuole? Crocetta che è cultore dei social network lo scoprirà presto, magari attraverso il suo ufficio stampa del quale ha già tracciato un identikit. Lo vuole giovane, esperto di nuovi media, capace di difenderlo dagli attacchi della stampa, in grado di interpretare il suo pensiero. Questo si aspetta il presidente dall’ufficio stampa della Regione. Non vorrei dirlo, ma questo è il profilo di un portavoce più che di un addetto stampa istituzionale che lavora (o dovrebbe farlo…) nell’interesse dell’Ente e soprattutto del cittadino. Ma anche questa è una rivoluzione perché Crocetta, sintetizzando le due figure, esplicita consapevolmente un principio che tutti pensano e nessuno vuol dire: spoil system. Ovvero inserimento dei giornalisti nello staff del presidente. Giusto o sbagliato, finalmente lo ha detto. E ancora: “5.000 euro al mese per 19 comunicati l’anno. Ne faccio a meno, me li scrivo da solo”. Neanche Lombardo, leader della crudezza, avrebbe osato tanto…

E come ha chiamato il vice questore Malafarina, oggi suo amico ma anni fa suo inquisitore? Sbirro, lo ha chiamato sbirro, proprio come uno di noi ha fatto con il vigile che ci ha preso la multa.
“Io non ho mai abitato nel Bronx” e tutti abbiamo pensato al famigerato quartiere di New York. Almeno fino al momento in cui un cronista (nostro) natìo di Gela rivela che il Bronx a cui fa riferimento Crocetta altro non è che lo Zen della città di cui lo stesso Crocetta è stato sindaco. Lo immaginate un sindaco che bolla in maniera così perentoria un quartiere della sua città? Però, ci chiarisce sempre il nostro collega, è proprio così che a Gela identificano la zona tra Macchitella e Capo Soprano.

A me Crocetta fa quasi simpatia. È la rivoluzione della spontaneità, la guerriglia contro il luogo comune, l’interpretazione del pensiero popolare.
E giuro che eliminerò quel quasi quando si presenterà in Giunta per dire “e che cazzo, quanto guadagniamo! Da oggi tutti al 50%…”.

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