Bersani arbitro delle primarie siciliane

di Redazione

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Bersani arbitro delle primarie siciliane

| sabato 05 Gennaio 2013 - 10:34

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PALERMO, 5 GENNAIO 2013 – Saranno pure una prova di alta democrazia ma le primarie lasciano poi strascichi talmente sgradevoli da vanificare il teorico effetto positivo di partecipazione allargata alla politica.

 

Un fenomeno che riguarda quasi esclusivamente la sinistra – a destra le primarie sembrano un tabù… – e che abbraccia ogni latitudine della Sicilia: prima i sospetti avanzati a Palermo da Alessandra Siragusa sul seggio di Godrano, poi la guerra di Gela tra Lillo Speziale e Daniela Cardinale, con annessa chiamata ai Carabinieri e conferenze stampa incrociate. La posta in palio è un posto in lista che garantirebbe, secondo i calcoli, la presenza nel prossimo Parlamento nel quale la rappresentanza siciliana dovrebbe essere più consistente rispetto al recente passato.

E’ lecito usare il condizionale perché anche il più scontato degli esiti deve trovare il riscontro delle urne e a sinistra c’è una certa vocazione a perdere partite che sembrano già vinte. Ma ancor di più pesa la spada di Damocle delle decisioni che arriveranno da Roma e lo sbarco dei cosiddetti candidati blindati. Senza voto di preferenza (ancora una volta), frutto di una legge elettorale che a parole tutti volevano cambiare ma che a tutti ha fatto comodo mantenere, l’imposizione della segreteria nazionale corre il rischio di vanificare per buona parte l’esito delle primarie che da mini concorso si trasformano in maxi lotteria.

 

Ciò che conta è la posizione nella lista e quindi la decisione del partito a cui spetta l’ultima parola sull’ordine di apparizione. Con l’aggravante che in Sicilia, tra le poche regioni d’Italia dove la componente di derivazione Ds non ha il controllo assoluto del partito, la disputa tra correnti raggiunge limiti di guardia. Ciò che oggi la il Pd siciliano reclama è una quota ridotta di candidati d’importazione, una richiesta che richiama il principio di rispetto per l’esito delle primarie e fondamentalmente placherebbe l’onda di polemica interna.

E Bersani, per responsabilità oggettiva, diventa arbitro ancora una volta delle turbolenze interne di un partito che, nonostante il trionfo di Crocetta (o forse anche a causa di esso) non ha ancora imparato come si prepara e si gestisce la vigilia di una vittoria.

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