Musotto-Lombardo, sui soldi del gruppo si consuma l’ultimo addio

di Redazione

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Musotto-Lombardo, sui soldi del gruppo si consuma l’ultimo addio

| martedì 08 Gennaio 2013 - 15:40

musotto-francesco

PALERMO, 8 GENNAIO 2013 – Erano grandi amici prima ancora che alleati ma dopo la freddezza e il distacco adesso la distanza sembra incolmabile. Raffaele Lombardo e Francesco Musotto rompono definitivamente, complice l’inchiesta della Guardia di Finanza sulle spese nei Gruppi dell’Assemblea Regionale Siciliana che ha portato alla denuncia dello stesso Musotto ma anche di Maira, Cracolici, Adamo.

 

L’ex presidente della Provincia aveva ammesso le spese, affermando che erano tutte regolari e soprattutto raccontando di una busta con 45 mila euro da lui prelevata in banca e consegnata direttamente nelle mani di Lombardo nel 2010 per sostenere la campagna elettorale dell’Mpa. Subito arriva la secca smentita dell’ex Governatore che dice di non avere visto un euro da Musotto e dal Gruppo.

 

Amaro il commento di Musotto: “Sono veramente deluso da Raffaele Lombardo su un piano personale e sotto il profilo umano, oltre che su quello oggettivo della verità delle cose. A lui avevo dato la mia amicizia, nonostante avessi sentito sul suo conto di tutto e di più. Rilevo, purtroppo che gli avvertimenti di chi mi metteva in guardia erano poca cosa rispetto ai suoi comportamenti, che deludono e vanno al di là di ogni misura. Ribadisco che la cifra in questione, di quarantacinquemila euro mi è stata espressamente richiesta per coprire spese di carattere elettorale del partito”.

 

Insomma, versioni opposte nelle quali viene difficile poter pensare che “la verità sta in mezzo”. E soprattutto, dopo la fine del sodalizio politico, la fine dell’amicizia di Musotto con chi per primo aveva rilanciato la sua candidatura a Palazzo Comitini per il terzo mandato da Presidente. Una freddezza iniziata con l’uscita del deputato dall’Mpa prima dell’annuncio di un disimpegno dalla politica. Chi gli era vicino sussurra la frase ripetuta da Musotto in quei giorni: “Se non ti chiami Agata o Alfio, Lombardo neanche ti sente”.

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