Quelli che… palermitani ed orgogliosi di esserlo

di Redazione

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Quelli che… palermitani ed orgogliosi di esserlo

| venerdì 11 Gennaio 2013 - 11:00

valigia emigrante

PALERMO, 11 GENNAIO 2013 – “La sua unica sfortuna è essere nato a Palermo”. La frase di Berlusconi, sulla vicenda giudiziaria di Dell’Utri, che suona come una difesa d’ufficio del senatore, solletica l’orgoglio dei palermitani che hanno lasciato la loro terra ma che della loro terra mantengono il codice genetico, un’identità indelebile che né i successi professionali né il radicamento in altre realtà sociali hanno scalfito.

Luana Mauceri fa l’architetto a Milano. È andata via da Palermo nel 2003, per specializzarsi in exibit design e retail management. Una carriera che a Palermo aveva pochi sbocchi professionali, una scelta quasi obbligata: “penso che nascere a Palermo non sia una sfortuna, sarà un luogo comune ma condivido l’opinione per cui vivere in una città per certi versi non facile come Palermo, mi abbia dato una flessibilità ed una capacità di adattamento che nella mia vita professionale in certi momenti ha fatto la differenza. D’altro canto mi chiedo se crescere in una città diversa, più strutturata, non mi avrebbe fatto fare meno fatica nel raggiungere gli obiettivi e magari anche in minor tempo”. Nel 2007 prova a tornare a Palermo ma dopo 8 mesi rifà le valigie. “Speravo di mettere a frutto le esperienze professionali fatte a Milano ma non ho trovato nella mia città i cambiamenti che speravo, il mercato in quel senso non si era ampliato più di tanto. Da palermitana che vive e lavora lontano so che ti porti dietro capacità ed energie che a Palermo invece troppo spesso vengono sprecate. È triste pensare che per far germogliare le nostre attitudini dobbiamo farlo lontano da casa”.

 

Lasciare Palermo, una scelta di oggi come di ieri. È il caso di Filly Geraci, insegnante da qualche anno in pensione. Ha lasciato Palermo sul finire degli anni ’60, il marito ingegnere aveva trovato lavoro in Lombardia. E lei, seppur malvolentieri, aveva fatto le valigie con una laurea in lettere in tasca.
“E’ stata una necessità – ricorda – e mi sono adattata. Però ho trovato subito lavoro e poco tempo dopo la cattedra definitiva. Non ho mai considerato una sfortuna nascere a Palermo, non lo penso neanche adesso che vedo quanto la mia città soffra, in tutti i sensi. Se parliamo di lavoro oggi è dura in tutta Italia, se parliamo di criminalità il discorso non cambia. Io credo che ciascuno sia attaccato alla propria terra anche se io ho avuto l’opportunità di tornare una trentina di anni fa e non l’ho fatto per rispetto dei miei figli, nati in Lombardia e contenti di restare qui. Ma anche loro si sentono siciliani dentro, mangiano da siciliani, capiscono e parlano il siciliano, passano le vacanze con me in Sicilia”.

 

Gli sbocchi professionali sono spesso la spinta. Filippo Martinez è un avvocato, titolare dello studio Martinez & Partners. Ha lasciato Palermo nel 1993, a soli 24 anni, un’esperienza di studio all’estero per poi approdare, quindici anni fa, a Milano. Oggi si occupa prevalentemente di diritto degli appalti pubblici. Profondamente legato alla sua terra, rifiuta nettamente l’etichetta di “difettoso”. “Essere palermitani non è assolutamente un difetto, per me è un onore esserlo. Da palermitani ci portiamo dietro un bagaglio culturale, di valori, di tradizioni che ci rendono orgogliosi. Sembra scontato ma andarsene è una scelta coraggiosa, forse più che restare, ma è una scelta che ho fatto per investire sul mio futuro e sulla mia carriera. Il legame è e resta forte ma tornare a Palermo, almeno per me, è impossibile”.

 

C’è però chi, comunque, decide di tornare, sfidando le difficoltà a cui sa di dovere andare incontro. “Ho vissuto quattro anni lontano da Palermo ma quando ho avuto l’occasione di fare il mio lavoro nella mia città ho deciso di tornare, forse con una visione molto romantica” racconta Alessandra Sansone, un master in economia e gestione del turismo a Venezia, alcune esperienze lavorative a Milano prima di rientrare a Palermo. “Sono andata a Milano da vincente, non da “sfigata”, sia chiaro. Ho trovato lavoro sempre e solo grazie alle mie capacità. Abbiamo il pregio di una maggiore flessibilità, pregio che anche i milanesi ci riconoscono. Vivere a Palermo ti tempra, ti apre la mente. Sia che decidi di restare sia che fai marcia indietro hai comunque la consapevolezza di valere”. Alessandra oggi lavora all’Ismett ed è mamma: “per tante cose esserlo a Palermo è più facile, hai l’appoggio della famiglia e non devi percorrere ogni giorno distanze chilometriche. Per tanti altri aspetti è più difficile ma è una scelta di cui non mi sono mai pentita”.

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