Musotto a Lombardo: “In altri tempi avrei dovuto sfidarti a duello”

di Redazione

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Musotto a Lombardo: “In altri tempi avrei dovuto sfidarti a duello”

| martedì 15 Gennaio 2013 - 12:08

musotto-francesco

PALERMO, 15 GENNAIO 2013 – Amareggiato è dire poco, soprattutto non si perdona di “avere sbagliato a giudicare una persona. Sono stato amico di uno che la sua amicizia in realtà non me l’ha mai data”. Francesco Musotto parla di Raffaele Lombardo, dell’inchiesta della Guardia di Finanza sull’utilizzo dei soldi del Gruppo Mpa all’Ars.

Di quei quasi 50 mila euro che Musotto ha ritirato personalmente allo sportello di Banca Nuova e che dice – anche nella deposizione alle Fiamme Gialle dello scorso settembre – di avere consegnato al Governatore. Che però nega tutto. E l’ex capogruppo dell’Mpa sfida Lombardo a un confronto pubblico davanti ai giornalisti.

Risponderà Lombardo?
“È un personaggio strano – dice Musotto – potrebbe non rispondere oppure rispondere malissimo. Il suo cinismo è quello classico di alcuni cattolici che ingoiano comunioni e subito dopo mentono”.

In altri tempi si sarebbe andati al duello, quello vero, non davanti ai giornalisti.
“Si, è una vicenda incredibile. Secondo lei, io sarei andato in banca personalmente per andare a prelevare soldi da intascare illegalmente? E poi altri deputati sapevano che li avevo consegnati a Lombardo. Spero solo che neghi perché, se il gruppo regionale non aveva obbligo di rendicontazione lo stesso non si può dire del partito nazionale. Spero che si comporti così per difendersi”.

Ma tutti, oltre alle sue doti politiche, le hanno sempre riconosciuto la capacità di capire subito le persone. Stavolta ha sbagliato?
“Si, stavolta ho proprio sbagliato, non capisco come ho potuto non ascoltare tutti quelli che mi mettevano in guardia”.

La sua battuta: “se non ti chiami Agata o Alfio, Lombardo neanche ti sente”?
“E’ esattamente così. Ha fatto tabula rasa, ha demolito ogni cosa, anzi io ho avuto l’intuizione di andarmene dal partito quando ho capito cosa stava accadendo. Quella alla Regione è stata un’esperienza allucinante, uno schifo. E adesso è anche peggio. Per questo ho scelto di tirarmi fuori da tutto questo. Inutile fare come Vizzini, D’Antoni che sono miei coetanei e ancora cercano di candidarsi”.

Si è ritirato sul serio? Si continua a sussurrare che punta a tornare a Palazzo Comitini.
“Ma quando mai, prima o poi le Province le chiuderanno, non ci penso nemmeno. Ormai io mi dedico alla mia azienda agricola, non è facile portarla avanti in un momento di crisi e l’impegno mi prende molto”.

E se dovesse essere condannato?
“Non esiste il reato, è impossibile che accada”.

Certo essere di nuovo accusato…
“Mi amareggia molto, non è mai piacevole”.

Una domanda al politico, però, me la permetta. Il movimento autonomistico ha un futuro?
“Io ci credevo molto, io nasco anarchico, per me lo sbocco autonomista era naturale. Infatti a Bruxelles ero riuscito a riunire tutti gli autonomisti dell’Unione Europea, un’esperienza esaltante. Ma adeso non c’è una classe politica all’altezza della situazione, non c’è maturità politica per portare avanti un’operazione del genere. Quanto a Raffaele Lombardo, lui al movimento autonomista non ci ha mai creduto, mai”.

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