Pisano (Mir) al Forum di Si24: “Una banca pubblica come strumento per redistribuire la ricchezza”

di Redazione

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Pisano (Mir) al Forum di Si24: “Una banca pubblica come strumento per redistribuire la ricchezza”

| giovedì 21 Febbraio 2013 - 09:40

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PALERMO, 21 FEBBRAIO 2013 – Antonino Pisano, candidato alla Camera per la Sicilia occidentale del Mir, il partito Moderati Italiani in Rivoluzione creato da Gianpiero Samorì dopo avere lasciato il Pdl in polemica con Berlusconi. Pisano, anima democristiana tanto da appartenere a quella Dc che ancora mantiene, fra cause e contenziosi, la titolarità dello “storico” scudo crociato, è il protagonista del Forum di Si24.it.

 

Questa è una campagna elettorale con tante incognite, da Grillo a Monti, passando per le varie liste nate in seno al centrodestra. Sono presenze “ingombranti” che potrebbero portare a nuovi equilibri.

“È vero, infatti io sto conducendo la mia campagna elettorale da proporzionalista. I rappresentanti del sistema politico avevano detto di voler cambiare questa legge elettorale, ma si trattava di una dichiarazione d’intenti non conforme nemmeno con il loro pensiero, tant’è vero che stiamo votando di nuovo con il porcellum.
Io dico sempre che siamo passati da un sistema con la preferenza nella lista a un sistema con la lista per la preferenza. È per questo che c’è un’offerta politica nuova, adeguata ai tempi e alla legge elettorale, numerosi simboli che si identificano con i loro leader, nell’ottica della personalizzazione, soprattutto nelle liste per il Senato. Lo dico senza intenti polemici, ma esclusivamente analitici. Ma è proprio per il mantenimento di posizioni dominanti che si è mantenuto il porcellum.

 

In questo spacchettamento del centrodestra e con la personificazione delle liste ha trovato il suo spazio anche il vostro leader, Gianpiero Samorì.
“In mancanza di un’offerta politica coerente, si genera un quadro in cui ogni contenitore politico tenta di intercettare una fascia di elettori, che nel sistema generale esprime un’esigenza politico-culturale differente. Ed è fondamentale, in questo caso, il mantenimento del rapporto con i propri elettori. Grillo fa quello che faccio io, stare vicino alla gente, ma lo fa dai palchi sulle piazze. Io, in questa campagna elettorale, sono tornato nelle strade. E ho scoperto che nemmeno la gente delle borgate crede più alle promesse elettorali: non vogliono favori per se stessi, ma chiedono che si crei lavoro nel territorio, fuori da una logica clientelare. Un riscontro, questo, che mi ha tranquillizzato, perché, nella fase in cui decidevo di candidarmi, temevo questo confronto. La realtà siciliana si è sviluppata sotto l’ombrello della clientela, quindi quando senti questi ragionamenti, ti rigeneri. Entrare nelle aule parlamentari senza conoscere il territorio è fine a se stesso”.

 

Queste sono le prime elezioni nazionali senza il simbolo della DC.
“Purtroppo c’è ancora il problema del contenzioso nei tribunali. Troppe Dc ci sono state dal 1994 a oggi. Ma ci sono ancora i valori della Dc, che sono sentiti e diffusi, perché c’è tanta gente che è rimasta affezionata alla sua storia, nonostante le derive negative che ne hanno determinato il dissolvimento; purtroppo però non c’è più lo scudo crociato”.

 

“Moderati italiani in rivoluzione”, non è un ossimoro: moderati e rivoluzione nello stesso nome?
“L’ossimoro sta nella figura stessa di Samorì: è un banchiere ma elabora con noi un programma rivolto al sociale. Nel nostro programma, per esempio, c’è il progetto di istituire una banca pubblica, come nel modello tedesco. Perché il ricco possa dare al povero devi individuare dei contenitori da cui puoi prelevare: banche, fondazioni, società fortemente patrimonializzate. Fino a oggi la spesa pubblica ha alimentato le classi più agiate, adesso dobbiamo attivare il procedimento inverso. E un banchiere che parli di questa prospettiva, non è un paradosso, perché se l’economia non riparte, lui come realtà imprenditoriale non può esistere.
E poi la rivoluzione non è uno tsunami. Non si cambia tutto per distruggere, ma per riformare all’interno di un’offerta politica che si proietti nei prossimi trent’anni”.

 

Samorì, in ogni intervista, non ha risparmiato parole durissime nei confronti del Pdl, partito da cui è fuoriuscito, e di Berlusconi. Come mai dunque la scelta di restare comunque dentro il centrodestra?
“Samorì è fondamentalmente un moderato, come il resto del centrodestra. E le rivoluzioni poi si fanno dall’interno. Samorì ha scelto di non sciogliersi dentro al Pdl, ma di spendersi affrontando direttamente e sul campo questa campagna elettorale”.

 

Chi è il vostro candidato premier?
“Samorì. Lo ha dichiarato anche al Politeama”.

 

Saremo più chiari. Berlusconi o Alfano?
“Credo che, a urne chiuse, ci siederemo intorno a un tavolo e ne parleremo. Ci saranno due anime che si confronteranno: quella numerico-matematica e quella politica”.

 

Nella stessa lista, dovete convivere anche con la Lega…

“Ci hanno chiesto la desistenza, in particolare al Nord. Ma la risposta è che anche lì ci sono le nostre liste”

 

Quali sono le prime tre priorità per la Sicilia di cui si farà portatore una volta in Parlamento?
“Intanto, dobbiamo pensare a portare aiuto alle famiglie, soprattutto in termini di fiscalità, per esempio attraverso la ridefinizione delle aliquote Irpef.
Poi proporremo lo spostamento del sistema delle imposte da diretto a indiretto. Infine presenteremo il progetto di una banca pubblica, come quella a cui accennavo prima. Il nostro programma non ha un valenza generazionale, perché il problema del mercato del lavoro è trasversale. L’attenzione ai giovani è soprattutto per i processi di istruzione e formazione”.

 

La sua previsione sul risultato.
“Come Mir, penso che qui avremo un buon risultato. Un voto forse un po’ più strutturato nella Sicilia occidentale”.

 

La campagna elettorale stanca i candidati?
“Soffro molto l’assenza dei miei figli”.

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