Chiuso l’accordo sulle elezioni provinciali. Forzese: “Ok di Crocetta. Si voterà entro un anno”

di Redazione

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Chiuso l’accordo sulle elezioni provinciali. Forzese: “Ok di Crocetta. Si voterà entro un anno”

| mercoledì 27 Febbraio 2013 - 21:02

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PALERMO, 27 FEBBRAIO 2013 – “Le province andranno al voto entro un anno”. È questo l’accordo raggiunto dal presidente della Commissione Affari istituzionali dell’Ars, Marco Forzese, e dal presidente della Regione Rosario Crocetta.

Dopo che oggi la seduta della prima Commissione dell’Assemblea regionale siciliana era stata rinviata a domani per via delle posizioni divergenti delle diverse forze politiche in merito alla ormai imminente riforma istituzionale di questi intermedi, nel pomeriggio i due presidenti hanno trovato un accordo che, sebbene non riuscirà a mettere tutti d’accordo, quantomeno ottiene più tempo per trovare una soluzione al problema.
“Condivido, ed anzi ho anche auspicato – continua Forzese, che fa parte del Gruppo parlamentare “Democratici riformisti per la Sicilia” – che in attesa della nuova legge elettorale, le province vengano commissariate alla scadenza naturale dei mandati presidenziali e consiliari. Non avremo quindi una soppressione delle province, bensì una rivisitazione dei poteri e la certa riduzione dei costi”.

Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Regione Rosario Crocetta, ribadendo l’assoluta volontà di rispettare lo Statuto speciale della Sicilia: “Non c’è bisogno di mutuare nulla dal governo nazionale, lo statuto siciliano già parla chiaro. Esistono i liberi consorzi dei comuni che possono essere un riferimento per gli organismi di secondo livello che ne manterrebbero la titolarità. Questa proposta – spiega il governatore – consentirebbe un risparmio notevole, si potrebbero inglobare nei consorzi Ato, Srr, Iacp”. 
“La costituzione di nuovi consorzi – conclude Crocetta -consentirebbe ai comuni di rimpinguare tra l’altro un personale che è carente. Su tutto questo credo si possa lavorare con l’Ars ed evitare  di approvare una legge come quella di Monti che non riduce i costi ma burocratizza ulteriormente le province”.

 

 

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