“Grasso ha leso la mia immagine”. Caselli chiede l’intervento del Csm

di Redazione

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“Grasso ha leso la mia immagine”. Caselli chiede l’intervento del Csm

| martedì 26 Marzo 2013 - 16:44

Giancarlo Caselli

ROMA, 26 MARZO 2013 – Gian Carlo Caselli scrive al Consiglio superiore della Magistratura e “denuncia” il suo successore alla Procura nazionale antimafia, Piero Grasso, neo presidente del Senato, per aver “insinuato” che la sua gestione avesse prodotto prevalentemente “gogne mediatiche”. “Ha leso i miei diritti e la mia immagine”, ha detto il procuratore capo di Torino.

“Grasso – scrive il procuratore Caselli nella lettera inviata al vicepresidente del Csm, Michele Vietti – si è prodotto in un lunghissimo monologo, a mio giudizio contenente accuse e allusioni suggestive, con il risultato di prospettare in maniera distorta vari fatti e circostanze afferenti la mia attività di magistrato”.

L’ex procuratore capo della Procura della Repubblica di Palermo, si riferisce alla partecipazione del presidente del Senato alla trasmissione televisiva di La7, Piazzapulita.
“Tale comportamento – continua Caselli – mi appare innanzitutto per nulla rispettoso dei principi costituzionali che presidiano la separazione dei poteri e tutelano l’indipendenza della magistratura rispetto ad ogni forma (diretta o indiretta) di condizionamento ed ingerenza del potere politico, specie se tale potere corrisponde ad una delle massime cariche dello Stato. Ritengo, inoltre, detto comportamento – prosegue Caselli – profondamente lesivo dei miei diritti e della mia immagine, in particolare là dove si insinua che il mio operato sarebbe stato caratterizzato dalla tendenza a promuovere e gestire processi che diventano gogne pubbliche ma restano senza esiti, mentre tutta la mia esperienza professionale si è sempre e soltanto ispirata all’osservanza della legge, al rispetto dei presupposti in fatto e in diritto necessari per poter intervenire e alla rigorosa valutazione della prova”.

“Segnalo che il comportamento in oggetto risulta, sempre a mio giudizio, ancor piu’ delegittimante nei miei confronti – prosegue il capo della procura di Torino – per il fatto di essere stato tenuto nel giorno stesso in cui veniva pronunziata dalla Corte d’appello di Palermo sentenza di condanna nei confronti di Marcello Dell’Utri, sentenza relativa a procedimento avviato dalla Procura di Palermo quando il sottoscritto ne era a capo”.

Per queste ragioni Caselli, “ben consapevole dell’assoluta inopportunità di percorrere qualunque altra via non istituzionale”, chiede all’organo di autogoverno della magistratura “di essere adeguatamente tutelato, riservandomi ogni iniziativa al riguardo“.

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