Omicidio Urso ad Altavilla, le indagini a una svolta: in un video il volto dei killer

di Redazione

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Omicidio Urso ad Altavilla, le indagini a una svolta: in un video il volto dei killer

| venerdì 29 Marzo 2013 - 06:48

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PALERMO, 29 MARZO 2013 – Continuano le indagini dei Carabinieri sull’omicidio di Vincenzo Urso, ucciso a colpi di arma da fuoco ad Altavilla Milicia, nella notte del 24 sul 25 ottobre 2009.

Gli elementi di novità sono rappresentati dall’individuazione di nuovi testimoni, emersi solo in questa fase delle indagini, le cui indicazioni sono ritenute dagli investigatori di primaria importanza.

Le testimonianze raccolte si intrecciano con l’analisi dei numerosi reperti raccolti nel corso dell’approfondito sopralluogo scientifico condotto la stessa notte dell’omicidio, sulla scena del crimine, dai Carabinieri della Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale di Palermo. I reperti sono poi stati inviati presso il R.I.S. Carabinieri di Messina per gli accertamenti di competenza.

Gli investigatori, inoltre, ritengono determinanti per le indagini le ultime ore di vita di Urso sulle quali è massima l’attenzione degli inquirenti, impegnati in una certosina opera di ricostruzione attraverso le molteplici testimonianze raccolte, incrociate con i numerosi video acquisiti presso i sistemi di video-sorveglianza, relativi ad esercizi commerciali, presenti nella zona.

 

Infatti è stato acquisito un video che mostra l’arrivo della giovane vittima a casa, luogo dell’agguato, a bordo della propria autovettura, un Suv di grossa cilindrata. Pochi secondi dopo, di ritorno sulla stessa strada, vengono ritratti i killer, che si allontanano dal luogo del delitto, a bordo di una utilitaria, oggetto di furto qualche giorno prima nella vicina Santa Flavia e ritrovata poche ore dopo l’omicidio, abbandonata, nei pressi del campo sportivo di Altavilla.Proprio questo video, inedito sino a qualche giorno fa, e da poche settimane giunto nella disponibilità dei Carabinieri, può rappresentare un elemento di svolta nelle indagini. Attualmente sono al lavoro i militari della Sezione Grafica e Fonica del R.I.S. di Messina, che stanno trattando il video con speciali filtri e programmi di grafica digitale, al fine di esaltare i lineamenti della persona alla guida del veicolo.

 

Inoltre, sono al vaglio altre immagini relative a sistemi di video-sorveglianza collocati nei pressi del luogo ove è stata rinvenuta la macchina utilizzata dagli assassini e poi abbandonata: non si esclude che possa essere stato ripreso il veicolo con il quale i killer si sono allontanati.

Proprio la macchina rubata utilizzata dal commando omicida, rappresenta un ulteriore, significativa pista, che gli investigatori dell’Arma stanno seguendo in questi giorni con determinazione; infatti all’interno della veicolo, il personale del R.I.S. ha rinvenuto reperti strettamente collegati con il delitto: i guanti in lattice utilizzati dagli assassini, un mozzicone di sigaretta, ed un’impronta digitale non riconducibile ai proprietari del mezzo, prova certa che i killer hanno commesso degli errori.

Altro argomento di interesse è rappresentato dall’arma del delitto, una pistola verosimilmente semiautomatica, a tutt’oggi mai individuata. Il sequestro di alcuni bossoli, trovati a terra, sulla scena del delitto, appare comunque determinante per ricondurre l’arma, in caso di eventuale rinvenimento, all’omicidio.

Per quanto riguarda le prime ipotesi investigative formulate all’indomani del delitto, per le quali è stato sospettato Francesco Lombardo, ex-suocero della vittima, tratto in arresto il 30 ottobre del 2012, dalla Squadra Mobile della Questura di Palermo per il reato di estorsione ai danni di un noto ristorante di Altavilla Milicia , il “Villa Nosa” di località Sperone, gli investigatori stanno procedendo ad una nuova e più approfondita analisi degli alibi forniti dal sospettato e dai suoi familiari.

Sul movente, viene data una particolare attenzione al contesto mafioso locale, soprattutto in riferimento all’occupazione della vittima, un imprenditore edile, in società con il fratello, Pietro Incandela, e con uno zio, l’omonimo Vincenzo Urso, attivo nel settore delle compravendite immobiliari, in ascesa nel comprensorio bagherese, dunque in un settore economico da sempre al centro degli interessi delle famiglie mafiose. In questo caso è chiaro che il delitto deve avere avuto l’avallo del mandamento mafioso di Bagheria, dal quale dipende il territorio di Altavilla Milicia.

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