La versione di D’Alì: “Con questa storia non c’entro”

di Redazione

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La versione di D’Alì: “Con questa storia non c’entro”

| martedì 09 Aprile 2013 - 10:02

Antonio Dalì

PALERMO, 9 APRILE 2013 – Il senatore Antonio D’Alì non sarebbe il responsabile degli appalti pubblici pilotati a Trapani che hanno portato al sequestro di beni per oltre 30 milioni di euro ai danni degli imprenditori edili Francesco e Vincenzo Morici.

 

A smentire la sua implicazione nei fatti i legali del senatore. “Ancora una volta siamo costretti ad intervenire per chiarire l’assoluta estraneità del senatore D’Alì in merito all’aggiudicazione degli appalti che hanno dato luogo ai sequestri di questa mattina”, hanno riferito gli avvocati Stefano Pellegrino e Gino Bosco. “All’epoca dei fatti il senatore non era presidente della Provincia, carica ricoperta dall’onorevole Giulia Adamo. Inoltre dalle numerose indagini, sia difensive sia degli stessi pm, è emerso che nessun intervento è stato fatto dal senatore in ordine all’aggiudicazione degli appalti. Gli stessi componenti della commissione aggiudicatrice hanno dichiarato di non conoscere il senatore D’Alì e di non aver mai rilevato alcuna possibile interferenza nelle fasi di aggiudicazione della gara da parte dello stesso”.

 

Numerose le dichiarazioni sull’operazione del Finanza, Mimma Argurio, delle segreteria provinciale della Cgil di Trapani parla di “forti commistioni tra mafia, imprenditoria e politica che, per oltre un decennio, ha sottratto lavoro alle imprese sane delterritorio trapanese e compresso i diritti dei lavoratori”.

“Compiacimento ed apprezzamento” da parte del presidente del Consiglio provinciale di Trapani Peppe Poma. Mentre il capogruppo del Pd all’Ars, Baldo Gucciardi afferma: “Oggi più che mai emerge la necessità di monitorare a 360 gradi gli appalti pubblici e di recidere ogni rapporto fra politica, imprenditoria e malaffare”.

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