Trattativa Stato-mafia, i pm di Palermo chiamano Napolitano a deporre

di Redazione

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Trattativa Stato-mafia, i pm di Palermo chiamano Napolitano a deporre

| venerdì 17 Maggio 2013 - 11:27

Giorgio Napolitano, trattativa Stato-mafia, Tribunale di Palermo, Pietro Grasso, Carlo Azeglio Ciampi

PALERMO, 17 MAGGIO 2013 – I giudici di Palermo che indagano sulla trattativa Stato-mafia hanno citato come teste il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

 

Il processo si aprirà il 27 maggio in corte d’assise. Nella lista dei testi anche il presidente del Senato, Pietro Grasso, e l’ex capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi.

 

Nel processo sono imputati i boss Leoluca Bagarella, Totò Riina, Giovanni Brusca e Antonino Cinà. Insieme a loro i politici Marcello Dell’Utri e Nicola Mancino, che risponde solo di falsa testimonianza e tre ufficiali dei carabinieri Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno. Alla sbarra anche Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito.

 

I giudici vogliono ricostruire quanto il consigliere giuridico del Quirinale, Loris D’Ambrosio, potrebbe avere riferito a Napolitano e i suoi rapporti con l’ex ministro Nicola Mancino. Le conversazioni intercettate fra Mancino e il Capo dello Stato, all’epoca ministro dell’Interno, sono state recentemente distrutte dopo una sentenza della Corte Costituzionale.

 

“Apprendo con stupore della citazione come teste del Presidente della Repubblica – ha detto il senatore del Pdl, Francesco Nitto Palma, presidente della Commissione Giustizia del Senato -. A tacere del fatto che credo non vi sia precedente alcuno di citazione del Presidente della Repubblica per fatti appresi nell’esercizio delle sue funzioni, manifesto le mie perplessità in ordine al fatto che l’esame testimoniale possa riguardare il contenuto di quelle intercettazioni telefoniche delle quali la Corte Costituzionale ha ordinato la distruzione. Così facendo entrare dalla finestra ciò che e’ stato cacciato fuori dalla porta. Aggiungo che il processo di Palermo registrerà la singolarità di vedere come testimoni il Presidente della Repubblica e il Presidente del Senato, cioè le due più alte cariche dello Stato. Con quali conseguenze per l’opinione dei cittadini è facile intuire”.

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