Legambiente presenta il rapporto “Ecomafia 2013”: fatturato da 16 miliardi, la Sicilia al secondo posto

di Redazione

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Legambiente presenta il rapporto “Ecomafia 2013”: fatturato da 16 miliardi, la Sicilia al secondo posto

| lunedì 17 Giugno 2013 - 09:50

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PALERMO, 17 GIUGNO 2013 – Sedici miliardi e 700 milioni di euro di fatturato, 34.120 reati accertati, 28.132 persone denunciate, 161 arresti, 8.286 sequestri. È un quadro decisamente allarmante quello disegnato da “Ecomafia 2013”, il rapporto annuale di Legambiente che denuncia come la criminalità organizzata non subisca alcuna crisi, anzi.

 

Il 45,7% degli illeciti ambientali è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, Campania, Sicilia, Calabria e Puglia, seguite dal Lazio.

 

È la Campania a guidare anche quest’anno la classifica dell’illegalità ambientale nel nostro paese: 4.777 le infrazioni accertate (il 14% di tutte quelle commesse a livello nazionale, in calo del 10,3% rispetto all’anno precedente), 3.394 persone denunciate e 34 gli arresti eseguiti. E il dato vale sia per il ciclo illegale del cemento sia per quello dei rifiuti.

 

Seconda la Sicilia (4.021 reati) terza la Calabria (3.455), mentre Puglia (3.331) e Lazio (2.800) confermano rispettivamente la quarta e quinta posizione.

Aumentano (da 296 a 302) i clan coinvolti, quadruplicano (da 6 a 25, undici dei quali calabresi) i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, sale il numero degli gli incendi boschivi (+4,6%), dopo il picco record del +62,5% del 2011), cresce la piaga della corruzione con il raddoppio delle denunce e degli arresti. L’incidenza dell’edilizia illegale nel mercato delle costruzioni è passata dal 9% del 2006 al 16,9% stimato per il 2013. Mentre le nuove costruzioni legali sono crollate da 305mila a 122mila, quelle abusive hanno subito solo una leggerissima flessione, dalle 30mila del 2006 alle 26mila dell’ultimo anno.

 

La criminalità ambientale, oltre a coltivare i soliti interessi, sa cogliere tutte le nuove opportunità, offerte dall’economia: l’Ufficio centrale antifrode dell’Agenzia delle dogane segnala che i quantitativi di materiali sequestrati nei nostri porti nel corso del 2012 sono raddoppiati rispetto al 2011, passando da 7mila a circa 14mila tonnellate grazie soprattutto ai cosiddetti cascami, cioè materiali che dovrebbero essere destinati ad alimentare l’economia legale del riciclo e che invece finiscono in Corea del Sud, Cina, Hong Kong, Indonesia.

 

Secondo la Relazione al Parlamento della Dia relativa al primo semestre 2012, le persone denunciate e arrestate in Italia per i reati di corruzione sono più che raddoppiate rispetto al semestre precedente, da 323 a 704. E se la Campania spicca con 195 persone denunciate e arrestate, non sfigurano nemmeno la Lombardia con 102 casi e la Toscana a quota 71, seguite da Sicilia (63), Basilicata (58), Piemonte (56), Lazio (44) e Liguria (22). Di mazzette e favori si alimenta, infatti, quell’area “grigia” che offre i propri servizi alle organizzazioni criminali o approfitta di quelli che gli vengono proposti.

Dal primo gennaio 2010 al 10 maggio 2013 sono state 135 le inchieste relative alla corruzione ambientale, in cui le tangenti, incassate da amministratori, esponenti politici e funzionari pubblici, sono servite a “fluidificare” appalti e concessioni edilizie, varianti urbanistiche e discariche di rifiuti. La Calabria è, per numero di arresti eseguiti (280), la prima regione d’Italia, ma a guidare la classifica come numero d’inchieste è la Lombardia (20) e al quinto posto della classifica, dopo Campania, Calabria e Sicilia, figura la Toscana.

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