Sprechi da oltre 250 milioni di euro: la Regione chiude la Sicilia e-Servizi. L’Unione Europea apre un’inchiesta

di Redazione

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Sprechi da oltre 250 milioni di euro: la Regione chiude la Sicilia e-Servizi. L’Unione Europea apre un’inchiesta

| domenica 14 Luglio 2013 - 09:58

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PALERMO, 14 LUGLIO 2013 – Software pagati a peso d’oro che però nessuno sa usare. Scoppia il caso Sicilia e-Servizi alla Regione. La società partecipata verrà chiusa mentre l’Unione Europea apre un’inchiesta. Si parla di sprechi di denaro per circa 250 milioni di euro, soldi che dovevano servire a realizzare il sistema informatico della Regione e a formare i dipendenti.

La società al 51% della Regione e al 49% di soci privati (la multinazionale Accenture e la Engineering) è costata alle casse regionali circa 25 milioni di euro all’anno per la manutenzione di software e hardware. Ma ci sono pure i contributi dell’Unione Europea, circa 150 milioni di euro, affidati direttamente senza alcuna gara d’appalto. Con questi soldi erano stati assegnati alla società 58 progetti e si sarebbe dovuto anche formare il personale regionale in modo che si potesse rendere autonoma l’amministrazione nella gestione dei software. Ma nessuna attività formativa è stata effettuata in questi anni, anzi, il socio privato della e-Servizi avrebbe richiesto l’assunzione di 124 esterni, utilizzati nel corso degli anni con esosi stipendi dalla società, che li avrebbe chiamati al lavoro senza effettuare alcuna selezione pubblica. Alcuni di questi sarebbero parenti di deputati. La Regione non mai autorizzato alcuna assunzione.

 

La Sicilia e-Servizi avrebbe chiesto anche un finanziamento di 2 milioni e mezzo per il trasferimento dei dati informatici della Regione dalla Val d’Aosta in Sicilia. Una richiesta che ha portato l’assessore all’Economia Luca Bianchi, basito del fatto che i dati informatici siciliani si trovassero nell’estremo nord Italia, il presidente Rosario Crocetta e l’assessore alla funzione pubblica Patrizia Valenti a chiudere la società e ad avviare i controlli sull’azienda, già in passato al centro di alcuni scandali come quando la Corte dei Conti ha condannato l’ex ragioniere generale della società Enzo Emanuele a risarcire 400 mila euro a fronte dei 4 milioni spesi per la formazione del personale che doveva aggiornare la banca dati legislativa. 

L’Olaf, l’ufficio europeo per la lotta antifrode, lo stesso che ha fatto nascere, con un’ispezione, l’inchiesta “Ciapi”, ha aperto un’inchiesta sulle spese effettuate dalla società, in particolare sulla congruità degli importi e dei contratti stipulati in subappalto. Chieste anche informazioni dettagliate sulle convenzioni stipulate con il socio privato e sul bando di gara pubblico.

 

Ma, intanto, la Sicilia e-Servizi ha un contenzioso ancora aperto con la Regione: i soci privati chiedono 100 milioni per servizi resi e non pagati. 

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