Blitz della Guardia di Finanza a Palermo, scoperto un call center con 37 lavoratori in nero

di Redazione

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Blitz della Guardia di Finanza a Palermo, scoperto un call center con 37 lavoratori in nero

| mercoledì 31 Luglio 2013 - 07:25

call-center

PALERMO, 31 LUGLIO 2013 – Blitz della Guardia di Finanza di Palermo in un call center per la vendita di depuratori per l’acqua.

 

Trentasette i lavoratori in nero di età compresa tra 19 e 50 anni, per i quali il rapporto di lavoro subordinato sarebbe stato mascherato con un contratto “a progetto”, basato sulla vendita di un quantitativo minimo di prodotti che ciascun operatore telefonico avrebbe dovuto garantire all’azienda in ogni bimestre.

 

Dei 37 lavoratori, 22 sono stati individuati direttamente nel call center. Le fiamme gialle sono poi risaliti ad altri 15 operatori telefonici che, pur non essendo più in forza all’azienda, avevano comunque prestato la propria opera totalmente in nero nel corso del 2012.

 

Il titolare del call center, Giacomo La Rosa, che aveva iniziato l’attività nel maggio dell’anno scorso, all’atto del reclutamento avrebbe chiesto a ciascuno dei dipendenti la disponibilità di una carta prepagata sulla quale, mensilmente, venivano fatti confluire gli stipendi in nero.

 

I compensi si aggiravano intorno ai 350 euro mensili, tra i 2 e i 3 euro per ogni ora trascorsa davanti al computer. In sei mesi l’azienda avrebbe erogato somme ai lavoratori per circa 80 mila euro.

“Tale sistema ha consentito all’imprenditore di aggirare i  contratti nazionali di settore risparmiando, in termini di contrattualizzazione nazionale minima, oltre 40 mila euro, e di ottenere risparmi illeciti in termini di contribuzione assistenziale e previdenziale”, afferma la Guardia di finanza.

 

Per le 2.400 giornate lavorative ricostruite dai finanzieri per tutti i lavoratori individuati nell’arco di un semestre, il titolare del call center avrebbe dovuto versare contributi pari a 20 mila euro.

 

Adesso le Fiamme Gialle stanno esaminando nei dettagli la contabilità dell’azienda, per la contestazione delle sanzioni amministrative – che nel caso specifico vanno da un minimo di 72 mila euro ad un massimo di 644 mila – e per la ricostruzione dei ricavi sottratti al fisco.

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