Il vino “Mafiozo” della Svezia fa infuriare il Salento e l’Unione europea

di Redazione

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Il vino “Mafiozo” della Svezia fa infuriare il Salento e l’Unione europea

| mercoledì 25 Settembre 2013 - 16:14

vino mafiozo

PALERMO, 25 SETTEMBRE 2013 – Si chiama vino “Mafiozo” ed è commercializzato in Svezia con il marchio Igp Salento. E ancora una volta, l’uso sconsiderato e ironico di una piaga sociale italiana come la mafia per la vendita di prodotti alimentari, genera una querelle internazionale.

 

“Mi attiverò personalmente – promette Enzo Lavarra, parlamentare europeo e responsabile Agricoltura del Pd – interessando Paolo de Castro, presidente della Commissione Agricoltura al Parlamento europeo, e il governo italiano, affinché intervengano in sede europea nei confronti dell’azienda svedese che ha commercializzato, nel nord Europa, un vino denominandolo ‘Mafiozo’, con riferimento evidente in etichetta all’Igp Salento”.

 

“Si tratta di una iniziativa inaccettabile – prosegue Lavarra – perché non solo sfrutta la rinomata eccellenza vinicola italiana per scopi pubblicitari, ma accosta indebitamente un prodotto che richiama l’Italia alla mafia. In un cortocircuito commerciale e giuridico viene lesa l’immagine del nostro Paese e la stessa produzione vinicola nazionale. Si tratta di un accostamento pretestuoso nei confronti del quale chiediamo dai competenti organismi internazionali, giusta e doverosa tutela. L’eccellenza italiana è insidiata dalla contraffazione e dall’indebito tentativo di sfruttare nomi e assonanze con prodotti italiani, per commercializzare cose che nulla hanno con loro a che vedere. Si tratta di danni miliardari che non possono più essere tollerati e nei confronti dei quali chiediamo tutela”.

La Regione Puglia ha intenzione di chiedere sanzioni per il produttore: «Questa operazione di marketing di bassa lega ferisce più di una volta il comparto vitivinicolo italiano e salentino in particolare – si legge nella lettera inviata all’ambasciatore italiano in Svezia, Elena Basile – e non è solo l’accostamento inaccettabile e deplorevole di personaggi e fenomeni criminali alle produzioni nazionali di qualità ad offenderci ma anche l’ennesimo svilente episodio di agro pirateria compiuto ai danni di una filiera produttiva, quella enologica, per la quale l’Italia e la Puglia lavorano da anni in nome della qualità, della sicurezza e della tracciabilità”.

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