Hernandez letale a partita in corso | E se fosse meglio utilizzarlo così?

di Domenico Giardina

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Hernandez letale a partita in corso | E se fosse meglio utilizzarlo così?

| domenica 15 Dicembre 2013 - 16:26

Il gol di Abel Hernandez contro il Cittadella è stato la sintesi quasi perfetto di quanto l’uruguayano è capace di fare quando è in giornata.

Un gol frutto di velocità, tecnica e precisione. Velocità nel mettere a sedere il diretto marcatore, tecnica nel controllo del pallone e nell’esecuzione delle finte di corpo, precisione nell’indirizzare il pallone nell’angolo più lontano, dove il portiere non sarebbe mai potuto arrivare.

La realizzazione ha fatto seguito a quello messo a segno ad Avellino, pochi minuti dopo aver messo piede in campo. In quell’occasione fu bravo a sfruttare il pallone lanciato in campo aperto dal compagno Barreto. In mezzo a queste due reti quella contro il Latina, giocando da titolare. Peccato, però, che in quella occasione la squadra uscì sconfitta dal Barbera.

Ma se due indizi non fanno una prova, con il terzo si potrebbe cominciare a pensarci su. La metà delle reti di Hernandez, infatti, è arrivata negli ultimi 20 minuti.

Alle due reti da subentrato che vi abbiamo già descritto, vanno aggiunti i due rigori messi a segno contro Cesena e Juve Stabia, rispettivamente al 70′ e all’ 80′ e la  rete del definitivo 3-0 sul Padova, realizzata al 94′.

La velocità di base di Hernandez, unite a una tecnica di categoria superiore, potrebbero diventare un’arma letale in serie B. Un’arma da utilizzare negli ultimi 20-30 minuti, quando le squadre cominciano sentire i primi segni di stanchezza, e tenere a bada una forza della natura come l’uruguayano (fresco in quanto appena entrato) diventerebbe molto difficile.

Lafferty e Belotti, o Dybala insieme agli altri due, avrebbero il compito di sfiancare le difese avversarie per gran parte della partita, per poi cedere il passo a Hernandez che affonderebbe il colpo decisivo.

Negli anni ’90 un giocatore come Massaro legò le sue fortune alla capacità di saper entrare in partita da subentrato con la maglia del Milan. Così come accadde ad Altafini negli anni ’70 con la Juventus.

Ma entrambi erano a fine carriera. A Hernandez, reduce da un paio d’anni pieni d’infortuni, potrebbe servire per aggiungere un’ulteriore caratteristica al suo bagaglio tecnico e tattico e per rilanciare una carriera ad alti livelli che sembrava essersi interrotta bruscamente.

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