Papa Francesco: “Il Vangelo si annuncia con dolcezza” | L’omelia del Pontefice ai gesuiti

di Redazione

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Papa Francesco: “Il Vangelo si annuncia con dolcezza” | L’omelia del Pontefice ai gesuiti

| venerdì 03 Gennaio 2014 - 10:40

“Il Vangelo si annuncia con la dolcezza e con l’amore non le le bastonate”. Sono queste le parole pronunciate da Papa Francesco durante l’omelia della messa nella Chiesa del Gesù, in ringraziamento per la canonizzazione di San Pietro Favre, primo compagno e successore di Sant’Ignazio de Lojola.

Il Pontefice lo ha ricordato per lo straordinario zelo apostolico: “Nei desideri Favre sapeva discernere quelli di Dio. Voleva essere dilatato in Dio ed era completamente centrato in Dio. Perciò andava ovunque ad annunciare il Vangelo. Provava il desiderio di lasciare il centro del suo cuore a Gesù, era divorato dall’intenso desiderio di comunicare il Signore”.

Nell’omelia il Pontefice ha poi ricordato quanto dice San Paolo: “Abbiate gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo. Noi, gesuiti – ha aggiunto – vogliamo essere insigniti del nome di Gesù, militare sotto il vessillo della sua Croce, e questo significa: avere gli stessi sentimenti di Cristo. Significa pensare come Lui, voler bene come Lui, vedere come Lui, camminare come Lui. Significa fare ciò che ha fatto Lui e con i suoi stessi sentimenti, con i sentimenti del suo Cuore”.

“Non siamo uomini in tensione e contraddittori, egoisti, ma vogliamo camminare con Gesù“, ha continuato Papa Francesco. “Siamo peccatori, ma, perché peccatori, possiamo chiederci se il nostro cuore ha conservato l’inquietudine della ricerca o se invece si è atrofizzato; se il nostro cuore è sempre in tensione: un cuore che non si adagia, non si chiude in se stesso, ma che batte il ritmo di un cammino da compiere insieme a tutto il popolo fedele di Dio”.

“Bisogna cercare Dio – ha spiegato nell’omelia – per trovarlo, e trovarlo per cercarlo ancora e sempre. Solo questa inquietudine dà pace al cuore di un gesuita, una inquietudine anche apostolica, non ci deve far stancare di annunciare il kerygma, di evangelizzare con coraggio. È l’inquietudine che ci prepara a ricevere il dono della fecondità apostolica. Senza inquietudine siamo sterili”.

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