Il presidente del consiglio dei ministri l’ha annunciata come una conferenza stampa ‘seria’. Non una televendita come i giornalisti lo avevano schernito dopo l’incontro del 12 marzo scorso. Oggi però che Matteo Renzi è atteso in sala stampa a palazzo Chigi per parlare di riforma del Senato e del Titolo V, la preparazione sembra la stessa. I commessi di palazzo Chigi sistemano i computer che sembrava dovessero proiettare slide e immagini sul disegno di legge di iniziativa governativa (motivo dell’ultimo scontro-scambio di vedute con il ministro della Pubblica istruzione, Stefania Giannini) che riforma la Camera Alta del Parlamento. Dopo, una mezz’ora prima dell’inizio della conferenza stampa, viene smantellato tutto.
In sala stampa sono attesi il premier Renzi e il ministro Boschi, accompagnati dal sottosegretario Graziano Delrio, che arrivano alle 18.05. “So di deludervi, non abbiamo le slide” comincia subito scherzando. “Oggi il consiglio dei ministri ha affrontato alcuni punti all’ordine del giorno ma non tantissimi visto che avremo un’altra riunione venerdì prossimo”. Quindi annuncia il programma delle prossime settimane anticipando che mercoledì prossimo sarà presentato il Def, il documento economico e finanziario del governo.
“Il consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il disegno di legge di riforma costituzionale del Senato che rappresenta una grandissima svolta. Si fa chiarezza sui rapporti Stato-Regioni. Sintesi estrema: mai più l’eccesso di conflitti fra Regioni e Stato, questo paese deve essere più semplice. Quattro paletti essenziali sostanziano questo ddl: no voto di fiducia, no voto sul bilancio, no elezione diretta dei senatori, no indennità per i senatori. Il presidente della Regione Lombardia che siede al Senato ha già la sua indennità”.
“E insieme – aggiunge Renzi – il ddl prevede l’abolizione del Cnel”. E poi aggiunge: “Io non so se ci sarà il lieto fine. Ma questo è un buon inizio. Da qui il governo dice ‘basta con i rinvii’. Ha una sua forza straordinaria nel lavoro di questi mesi. Il lavoro del ministro Boschi è stato anche recuperare il lavoro fatto prima del suo arrivo. L’importante è che non siano altre dilazioni e rinvii”.
“Spero, penso e credo che si debba fare il prima possibile sempre fermo restando che il Parlamento discuterà, valuterà, migliorerà – dice puntiglioso Renzi – ma l’importante è che i nostri paletti non vengano toccati. Penso che si possa ragionevolmente pensare che si possa arrivare ad un’approvazione in prima lettura entro la data delle elezioni”.
Il ministro Maria Elena Boschi spiega nel dettaglio il provvedimento, in particolare soffermandosi sulle parti di revisione costituzionale del Titolo V: “Si chiamerà Senato delle Autonomie. “Abbiamo accolto alcuni suggerimenti del governo, abbiamo inserito in costituzione l’omogeneità per materia dei decreti legge in maniera da poter fissare date certe per le approvazioni dei decreti legge. Sono state definite alcune materie che restano di competenza della Regioni ma che danno allo Stato la funzione delle direttive generali: la salute, l’ordine pubblica e la tutela dei beni paesaggistici”.
Matteo Renzi poi risponde a un fuoco di fila di domande concentrate principalmente sulle questioni politiche: “I nomi e i cognomi di chi blocca il cambiamento ve li darò, visto che lo scrutinio è palese, appena andremo il voto. Di certo c’è che in questo momento dire che siano ‘ben altri’ i problemi, i benaltristi come li chiamo io, da risolvere, questi sì che si mettono di traverso. Numericamente sono convinto che saranno la minoranza”.
Nel ddl si prevede anche una cura dimagrante per la Camera dove è prevista l’elezione di 630 deputati mentre al Senato sono 147 i senatori che saranno nominati fra presidenti di Regioni, sindaci e 21 senatori indicati dalla presidenza della Repubblica. “Quando si calcola il risparmio economico – spiega Renzi sottolineando tuttavia che non è principalmente economica la scelta di ridurre il senato – capirete che i costi vanno calcolati pensando anche al peso degli uffici che saranno tagliati anche quelli”. Sull’ostruzionismo di una parte del Pd, Renzi si mostra tranquillo: “Io non sono preoccupato perché conosco le idee degli organismi Pd. Se qualcuno vuole assumersi la responsabilità di far fallire tutto, siamo pronti. Ora è arrivato il momento di dire che i sacrifici li fanno i politici e la politica. Con il nostro governo la svolta sarà mettere più denaro in tasca alle famiglie riducendo il peso del costo della politica”.
Una battuta la riserva anche a Silvio Berlusconi: “Quando abbiamo fatto l’accordo al Nazareno l’attenzione dei media è stata riservata alla riforma elettorale. Però ho sommessamente fatto notare che c’era il Senato, il titolo V. Questo è il punto centrale dell’accordo. Oggi mi pare che si stia dimostrando che questo è il punto vero. Questo è uno degli obiettivi che giustifica un’intera carriera politica. Quanto a Berlusconi ho letto sue dichiarazioni in cui si impegnava a rispettare l’accordo e che era preoccupato sulla tenuta del Pd. Gli rispondo da segretario nazionale del Pd: noi rispettiamo i nostri impegni”.