Berlusconi, servizi sociali in una casa di cura| Attesa per le ‘restrizioni’ sull’attività politica

di Elena Di Dio

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Berlusconi, servizi sociali in una casa di cura| Attesa per le ‘restrizioni’ sull’attività politica

| martedì 15 Aprile 2014 - 12:17

Ai servizi sociali in una struttura di accoglienza per anziani, un giorno a settimana. E in più la minaccia che si concretizzerà nella revoca della misura alternativa se Berlusconi dovesse commentare il ruolo e le attività dei giudici nel dibattito politico italiano. Sono state ore, una settimana, di febbrile attesa quelle che il cavaliere ha passato aspettando che il Tribunale di sorveglianza di Milano dopo l’udienza del 10 aprile scorso emettesse il suo provvedimento.

Il collegio presieduto da Pasquale Nobile De Santis ha condiviso il parere favorevole all’ affidamento in prova espresso in udienza dal sostituto pg Antonio Lamanna respingendo invece la richiesta della difesa di Berlusconi che aveva proposto di scontare il residuo di un anno della pena a quattro per l’evasione fiscale nel processo Mediaset in una struttura per disabili nei pressi di Arcore.

Non è ancora chiaro se sul dispositivo della sentenza si preveda che Berlusconi possa svolgere ‘attività politica’ per condurre in porto la campagna elettorale delle europee che si apre ufficialmente domani con la presentazione delle liste.

L’anno di pena residua a carico di Berlusconi potrebbe ridursi a 10 mesi e mezzo, dato che dopo i primi 6 mesi gli avvocati potrebbero ottenere la riduzione prevista per legge di 45 giorni, svolgendo lavori socialmente utili.

Berlusconi potrà spostarsi tra Milano e Roma, come richiesto dai suoi legali. Ma per uscire dalla Lombardia e recarsi in altri luoghi dovrà chiedere un permesso ai funzionari dell’Uepe (gli uffici per le esecuzioni penali esterne) con cui d’ora in poi dovrà rapportarsi. Inoltre dovrà rispettare le prescrizioni di orario cui viene sottoposto qualsiasi “detenuto in prova”, ovvero uscire di casa solo dopo le sei e rientrare prima delle 23.

Nell’ordinanza con la quale gli è stato concesso l’affidamento in prova ai servizi sociali, i giudici scrivono che le “condotte reiterate nel tempo dimostrano l’insofferenza del colpevole alle regole dello Stato poste a tutela dell’ordinata e civile convivenza”. I giudici affermano altresì che “anche attraverso le prescrizioni si può contribuire alla rieducazione del reo e assicurare la prevenzione del pericolo che commetta altri reati. Almeno in nuce  esistono le condizioni perché possa essere rieducato con un processo che porti alla modificazione delle sue condotte”.
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