“Ciotti, Ciotti, putissimo pure ammazzarlo”. Sono queste le parole – che hanno tutto il sapore della minaccia – pronunciate dal boss Totò Riina dal carcere.
La frase è estrapolata da una conversazione intercettata tra due boss in galera: Riina da una parte e il pugliese Alberto Lorusso dall’altra. “Salvatore Riina, uscendo, è sempre un pericolo per lui… figlio di p…”, avrebbe detto il capo di Cosa nostra. A riportarlo è il quotidiano “La Repubblica” che precisa che la “chiacchierata” risale a settembre scorso, alla vigilia del ventesimo anniversario dell’uccisione di don Pino Puglisi, giorno 14.
Riina infatti paragona il fondatore di Libera a don Pino Puglisi, il parroco ucciso a Palermo dalla mafia nel 1993. Le misure si sicurezza intorno a don Ciotti sono state rafforzate e la procura antimafia è stata messa in allarme.
“Per me l’impegno contro la mafia è da sempre un atto di fedeltà al Vangelo, alla sua denuncia delle ingiustizie, delle violenze, al suo stare dalla parte delle vittime, dei poveri, degli esclusi. Al suo richiamarci a una ‘fame e sete di giustizia’ che va vissuta a partire da qui, da questo mondo”. Così don Luigi Ciotti parla dopo le minacce di Riina.
“Riguardo don Puglisi, che Riina cita e a cui non oso paragonarmi perché sono un uomo piccolo e fragile, un mafioso divenuto collaboratore di giustizia parlò di ‘sacerdoti che interferiscono’. Ecco io mi riconosco in questa Chiesa che ‘interferisce'” ha detto don Ciotti.
“Le minacce di Totò Riina dal carcere sono molto significative. Non sono infatti rivolte solo a Luigi Ciotti, ma a tutte le persone che in vent’anni di Libera si sono impegnate per la giustizia e la dignità del nostro Paese. Cittadini a tempo pieno, non a intermittenza” ha detto il sacerdote. “Solo un ‘noi’, non mi stancherò di dirlo – prosegue don Ciotti – può opporsi alle mafie e alla corruzione. Libera è cosciente dei suoi limiti, dei suoi errori, delle sue fragilità, per questo ha sempre creduto nel fare insieme, creduto che in tanti possiamo fare quello che da soli è impossibile”.
“Le mafie sanno fiutare il pericolo – prosegue – Sentono che l’insidia, oltre che dalle forze di polizia e da gran parte della magistratura, viene dalla ribellione delle coscienze, dalle comunità che rialzano la testa e non accettano più il fatalismo, la sottomissione, il silenzio”.
“Queste minacce – aggiunge don Ciotti tornando a parlare di Riina – sono la prova che questo impegno è incisivo, graffiante, gli toglie la terra da sotto i piedi”. “Siamo al fianco dei famigliari delle vittime, di chi attende giustizia e verità, ma anche di chi – sottolinea – caduto nelle reti criminali, vuole voltare pagina, collaborare con la giustizia, scegliere la via dell’onestà e della dignità. Molti famigliari vanno nelle carceri minorili dove sono rinchiusi anche ragazzi affiliati alle cosche”.