Creano nuove società per ingannare i creditori | Denunciate 23 persone a Reggio Calabria

di Redazione

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Creano nuove società per ingannare i creditori | Denunciate 23 persone a Reggio Calabria

| lunedì 10 Novembre 2014 - 09:00

Una bancarotta fraudolenta per oltre 26 milioni di euro è stata scoperta dalla Guardia di finanza di Reggio Calabria. Le indagini, condotte dai Finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria, coordinati dalla Procura della Repubblica di Palmi, hanno permesso di accertare che l’amministratore e i soci di una impresa operante nella grande distribuzione alimentare “hanno ideato un sofisticato piano finalizzato alla distrazione di beni”.

Gli indagati avrebbero creato nuove società, sempre a loro riconducibili, “dissimulando, in tal modo, la reale situazione economico patrimoniale e tentando, così, di eludere ogni potenziale azione di recupero da parte dei creditori”.

Sono state denunciate a piede libero 23 persone e il gip del Tribunale di Palmi ha emesso un decreto di sequestro preventivo di beni immobili per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro.

Le Fiamme Gialle spiegano che “era l’amministratore unico, Vincenzo Andrea Belcastro, con il concorso dei soci, a ordire la fitta trama, attraverso la creazione di 5 società a responsabilità limitata, gestite da parenti e altri soggetti compiacenti, a beneficio delle quali venivano distratti beni e risorse finanziarie, così da sottrarli alla massa dell’attivo fallimentare. Un ingegnoso modus operandi, quello che l’attività d’indagine ha portato alla luce, ideato dall’amministratore unico e dai soci per rendere l’impresa in fallimento, di fatto, una mera ‘scatola vuota’. Innanzitutto, attraverso l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti a favore delle società conniventi, l’intera consistenza di magazzino de ‘L’Opera srl’, del valore di oltre 3 milioni di euro, veniva distratta progressivamente, fino ad azzerarsi completamente con l’approssimarsi del fallimento. Ancora, nell’arco dell’ultimo biennio, a sparire erano ulteriori 1,6 milioni di euro presenti nelle casse della società: a Belcastro e ai suoi complici era sufficiente far risultare fittizi pagamenti in ‘contanti’ per le retribuzioni dei dipendenti o per gli acquisti dai fornitori”.

“L’Opera srl ricorreva, inoltre, alla simulazione della cessione di rami di azienda in favore delle società create ad hoc, al fine di continuare a operare, attraverso queste ultime e sotto mentite spoglie, nel settore della grande distribuzione alimentare”.

Infine, tramite la complicità di diversi imprenditori del settore edilizio, i vertici della società “riuscivano a occultare e a distogliere dalla massa fallimentare la titolarità di alcuni terreni, di cui però continuavano a conservare il controllo e la disponibilità. Terreni, questi, che, essendo divenuti edificabili, hanno visto accrescere il proprio valore nel tempo fino a raggiungere i 5 milioni di euro circa”.

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