Dilma, quante cose sono cambiate in tre anni…

di Giuseppe Citrolo

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Dilma, quante cose sono cambiate in tre anni…

| lunedì 18 Aprile 2016 - 10:54

La Camera ha votato a larga maggioranza l’impeachment per il presidente del Brasile Dilma Rousseff. 

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Soltanto 18 mesi fa, 55 milioni di brasiliani avevano rieletto Dilma e la sua coalizione di centrosinistra, al potere dal 2003. La popolarità della Rousseff, che tre anni fa era all’apice con un impressionante 80% di apprezzamento, aveva contribuito in modo decisivo al successo. Cosa è successo nel frattempo? Il Brasile ha visto scoppiare ogni sorta di scandali, in una serie di rivelazioni che hanno indignato il popolo brasiliano ed eroso la fiducia nei suoi dirigenti. L’inchiesta “autolavaggio” ha svelato un sistema corruttivo di enormi dimensioni intorno agli affari della compagnia petrolifera Petrobras; numerose aziende di costruzione che operavano per il colosso petrolifero brasiliano hanno gonfiato il costo delle commesse ed usato il surplus di profitto per distribuire mazzette a politici e dirigenti della compagnia.

Lo scandalo ha praticamente coinvolto l’intera classe politica brasiliana ed alcuni dei più fedeli collaboratori del Presidente. Ma nonostante questo, ed il fatto che Dilma sia stata a capo della Petrobras prima di divenire capo del governo, la Presidente è uscita personalmente indenne dallo scandalo. Persino gli avversari politici ne riconoscono l’onestà personale. Ironicamente, potrebbe essere proprio lei a pagare il prezzo politico più alto per gli scandali brasiliani.

E’ l’economia brasiliana, non la corruzione, la causa profonda della crisi politica della Rousseff. Ed è proprio questo che l’opposizione le rimprovera: la sua gestione dell’economia, che ha causato a loro dire la peggiore congiuntura economica del paese negli ultimi trent’anni. La crisi brasiliana ha origine nel rallentamento dell’economia cinese nel 2011. Il Brasile, paese ricco in petrolio e materie prime, è stato colpito duramente dal rallentamento dei consumi internazionali.

La Rousseff aveva ritenuto la flessione dell’economia internazionale come un fattore di breve durata ed aveva impegnato le finanze pubbliche in massicci interventi per sostenere l’economia del Paese. Nella campagna elettorale del 2014 Dilma aveva sostenuto che questa strategia finanziaria sarebbe continuata sino alla ripresa della congiuntura internazionale.

Ma il rallentamento della Cina si è dimostrato la nuova normalità. Il governo, vinte le elezioni, ha dovuto mettere mano al budget di spesa, tagliando pesantemente le uscite e alzando le tasse, per allontanare rischi di default pubblico. I brasiliani non hanno perdonato il voltafaccia di Dilma e, oltretutto, la situazione economica del paese, si è andata deteriorando per tutto il 2015. Il prodotto interno lordo si è contratto del 3.8%, l’inflazione ha superato il 10% e la disoccupazione è aumentata del 9% con la perdita di un milione e mezzo di posti di lavoro.

 

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