Torino, no alla foto della figlia sui social: mamma “bullizzata”

di Redazione

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Torino, no alla foto della figlia sui social: mamma “bullizzata”

| sabato 05 Gennaio 2019 - 10:05

Una donna è stata “bullizzata” per aver negato il consenso a pubblicare foto della figlia sui social network. A darne notizia è stato il quotidiano La Stampa. È successo in una scuola elementare in provincia di Torino, dove una mamma si è rifiutata di firmare il consenso al Gdpr – le nuove normative per la protezione dei dati personali – per la figlia, ed è stata attaccata verbalmente su una chat di gruppo. Senza il permesso della donna per la figlia, anche gli altri genitori non potevano pubblicare e condividere sui social foto di gruppo della classe.

Torino, no alla foto della figlia sui social: mamma “bullizzata”

La donna ha raccontato a La Stampa di non aver firmato il foglio sulla privacy proposto in occasione delle recite natalizie perché “non volevo che mia figlia venisse ripresa da chicchessia, e la mia scelta ha impedito agli altri genitori di pubblicare foto o video sui social. L’impossibilità di condividere le immagini su Facebook ha innescato gli attacchi contro di me”.

Diversi gli attacchi subiti in chat dalla donna. Da messaggi come “grazie a te i miei amici su Facebook non potranno vedere mia figlia per la sua prima recita”, a veri e propri insulti: “Lo fai apposta perché tua figlia è brutta e ti vergogni, non vuoi che tutti facciano confronti con gli altri compagni”.

Secondo quanto spiegato dalla dirigente scolastica al quotidiano La Stampa, “prima della festa di Natale abbiamo fatto firmare un foglio, semplicemente con la frase ‘autorizzo’ o ‘non autorizzo’. Avevo avvertito che lasciare una regola simile in mano ai genitori senza darne la giusta informazione avrebbe creato problemi. Questo è il risultato”.

“Non appena in classe si è saputo che non avrei firmato – ha proseguito la madre bullizzata- ho iniziato a ricevere prima semplici domande di spiegazione, poi dichiarazioni sempre più scontrose nei miei confronti sia in messaggi privati sia nella chat della scuola. Poi ho saputo che alcune bimbe non giocavano più con mia figlia, così ho ceduto. E ho firmato“.

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