Furto magliette, Marco Carta chiede il rito abbreviato

di Rosanna Pasta

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Furto magliette, Marco Carta chiede il rito abbreviato

| martedì 17 Settembre 2019 - 09:16

Marco Carta, il cantante accusato insieme a un’amica del furto di sei magliette dal valore di 1.200 euro alla Rinascente di Piazza Duomo a Milano, ha chiesto di essere processato con il rito abbreviato.

L’istanza, che sarà presentata nella prima udienza del processo, venerdì 20 settembre, è condizionata all’acquisizione delle immagini delle telecamere di sicurezza del centro commerciale. Lo ha spiegato il suo legale, l’avvocato Simone Ciro Giordano.

L’arresto di Marco Carta

L’arresto di Marco Carta ha fatto molto parlare di sé. Il sardo era finito ai domiciliari insieme a una donna di 53 anni. Il giudice, però, al processo per direttissima non convalida l’arresto, giudicando il cantante estraneo. I fatti sarebbero attribuibili ad altri soggetti. Per lei l’arresto sarebbe invece stato convalidato. La prima udienza del processo è stata fissata per settembre.

Dopo il processo per direttissima che ha rimesso in libertà Marco Carta, il giudice si è espresso di nuovo. L’arrestoè stato illegale“. Gli “elementi di sospetto sono del tutto eterei, inconsistenti”, la “versione degli imputati non è allo stato scalfita da alcun elemento probatorio contrario”. Lo scrive il giudice di Milano Stefano Caramellino nell’ordinanza con cui lo scorso 1 giugno non ha convalidato l’arresto per furto del cantante.

La reazione a caldo del cantante

“Un vecchio proverbio diceva ‘male non fare, paura non avere’, ho continuato a ripetermelo in attesa di vedere il magistrato e ho fatto bene a ripetermelo e ad aver fiducia nella magistratura che ha riconosciuto la mia totale estraneità ai fatti”. Lo scriveva, subito dopo i fatti, Marco Carta in un post su Facebook in cui sottolinea: “Sono onesto, non rubo“.

Poi lanciava un appello: “Sono molto scosso spero e mi auguro con tutto il cuore che la stampa e il web diano alla notizia della mia estraneità al reato di furto aggravato la stessa rilevanza che hanno dato all’arresto”.

“Le magliette – ha detto ancora – non le ho prese io, l’hanno visto tutti. Il giudice ha capito, ora sono un po’ scosso perché non sono abituate a questa cose”, ha detto ancora, uscendo dall’aula del Tribunale di Milano dove si è tenuta l’udienza.

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