Gianna Nannini rivela “Ho provato tutte le droghe, la follia e la schizzofrenia”

di Redazione

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Gianna Nannini rivela “Ho provato tutte le droghe, la follia e la schizzofrenia”

| mercoledì 02 Ottobre 2019 - 12:48

Gianna Nannini si svela in un’autobiografia, ricca di episodi inediti, pubblicata come storia di copertina da Vanity Fair.

“Ho provato tutte le droghe. Dalla cocaina sono stata dipendente”, afferma la cantante che non ha freni anche sul tema dell’omosessualità: “Ho sempre amato uomini e donne e non ho mai avuto freni nel sentire e seguire quello che volevo (…) Alla parola gay, preferisco frocio. Chi è libero nel linguaggio è libero dentro”.

A pochi giorni dal lancio di “La differenza“, singolo di debutto del nuovo album, la cantante parla apertamente di droghe, assunte e archiviate, follia, schizofrenia e inadeguatezza fisica e sessuale.

Gianna Nannini “fa la differenza”

Quella di Gianna Nannini è una storia piena di colpi di scena e di svolte. Da giovanissima arrivò a Milano scappando dalla sua Siena. In realtà si allontanava anche da un destino segnato nel laboratorio di pasticceria del padre. La sua indole ribelle si manifestò già allora.

“Mio padre mi aveva promesso una macchina se avessi conseguito il diploma prima del previsto. Feci due anni in uno e a 18 anni, con la Lancia regalata da papà, scorrazzavo in questa città tutta nuova facendomi rubare l’autoradio per incassare i soldi dell’assicurazione. La lasciavo in bella vista sul sedile del passeggero, ogni tre mesi qualcuno regolarmente spaccava il vetro e io incassavo felice i soldi dell’assicurazione!”.

Anche lei, come la maggior parte delle bambine, ha vissuto come “traumi” delle privazioni da parte dei genitori. Come quella volta in cui, da piccola, il padre le diede uno schiaffo togliendole una pasta con la crema dalle mani: “Fu una tragedia inconscia, che interiorizzai. Per anni non ho più toccato una pasta alla crema, mi terrorizzava la sola idea”.

“La differenza” è il titolo del suo album e non potrebbe essere più azzeccato nel caso di Gianna Nannini che ha sempre avuto come obiettivo proprio quello di “fare la differenza”.

L’adolescenza

L’adolescenza è un periodo difficile per ogni ragazzo. E lo è stato anche per Gianna Nannini. La cantante, però, dalle sofferenze e dall’amore che caratterizzano un’età di crescita, è riuscita a trarre ispirazione.

“Da ragazza non mi piacevo ed evitavo di guardarmi allo specchio. Mi vedevo brutta. Il naso lungo, le tette che di diventare grandi non volevano proprio saperne, lo sviluppo che tardava ad arrivare e un canone estetico che non collimava con quello in voga. L’adolescenza è un’età terribile…”. Fu allora che decise di diventare una cantante.

Gianna Nannini “Alla parola gay, preferisco frocio”

Gianna Nannini è sempre stata senza peli sulla lingua. Il suo modo di agire e di parlare non si sono fatti fermare da stereotipi. Così la cantante, nella sua autobiografia, parla anche di omosessualità e differenze di genere.

“A me le divisioni, a partire da quelle di genere, non mi hanno mai interessato granché.  Ho sempre amato uomini e donne e soprattutto non ho mai avuto freni nel sentire e seguire quello che volevo. Le ho sempre rifiutate, le definizioni. Al termine “coming out”, che ghettizza, ho sempre preferito la parola libertà. Alla parola gay, che ti pretenderebbe felice e ormai non usano più neanche in America quando indicono un pride, preferisco frocio. Chi è libero nel linguaggio è libero dentro”.

La vista, spesso, mette di fronte ad esperienze molto difficili da affrontare. Lo stesso è stato per Gianna Nannini, che racconta anche i momenti più bui della sua vita: “La follia io l’ho sperimentata e ho sperimentato anche la schizofrenia. So cosa sono. Mi è capitato di morire e poi rinascere. All’inizio degli anni ’80 sono stata molto male. Ero piena di paranoie, vivevo una crisi profonda, avevo un io diviso, uno stato mentale alterato e paura di ogni cosa, come una bambina…”. Poi tocca il capitolo droghe: “Tranne l’eroina, le ho provate tutte. Dalla cocaina, per un po’ di tempo, quasi quarant’anni fa, sono stata dipendente (…).

 

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