Roberto Helg e la “bandiera” della legalità /VD| Quante parole “vuote” contro le tangenti….

di Maria Teresa Camarda

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Roberto Helg e la “bandiera” della legalità /VD| Quante parole “vuote” contro le tangenti….

| martedì 03 Marzo 2015 - 11:48

Legalità. Della legalità il presidente della Camera di Commercio di Palermo Roberto Helg ne aveva fatto la sua bandiera. Sul concetto di legalità aveva costruito la sua politica per gli imprenditori, la sua figura pubblica. Un paladino. Tutto questo prima di finire sbattuto in prima pagina per aver intascato una tangente da centomila euro.

E tornano alla memoria i tanti interventi pubblici del presidente della Camera di Commercio di Palermo in favore della legalità e dell’antimafia. Soltanto qualche mese fa, a novembre, Roberto Helg aveva partecipato alla mobilitazione nazionale “Legalità, Mi piace”. Aveva firmato un protocollo per la legalità con l’Irsap, l’Istituto regionale per lo sviluppo delle Attività produttive.

E sembrano ancora risuonare le belle parole sulla legalità che Roberto Helg ha pronunciato in piazza a San Lorenzo, lo scorso ottobre, inaugurando il Gazebo per la Legalità. “Da un lato è un atto dovuto di solidarietà nei confronti delle forze dell’ordine, dall’altro rappresenta un segnale rivolto agli imprenditori. A loro – aveva detto Helg – diciamo che le associazioni di categoria sono unite in difesa di chi ha il coraggio di denunciare”.

Ed è partita proprio dalla denuncia dell’imprenditore ricattato l’operazione che ha portato all’arresto del presidente della Camera di Commercio di Palermo. Lo stesso che al Festival della Legalità del 2011 aveva parlato accoratamente di Libero Grassi, il primo imprenditore che aveva avuto il coraggio di denunciare i propri estorsori. “Da allora è stato fatto tanto, sono tanti gli imprenditori che abbiamo accompagnato dai carabinieri ma si deve fare di più, ancora bisogna lavorare insieme, quest’opera è un cantiere aperto e il coinvolgimento delle scuole è fondamentale, come lo è stato il ruolo delle associazioni come Addipizzo che ha dato una scossa forte alla città”. E aveva aggiunto: “Oggi non ci sono più scuse, c’è un circuito così forte che non si può dire più che non si denuncia per paura. Non ci sarà un altro Libero Grassi, né c’è più Stato”.

E invece lo Stato c’è stato. E ha scoperto tutto.

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