La Giornata mondiale contro la pena di morte parte con la notizia di 42 ministri europei che firmano per l’abolizione definitiva della pena capitale, ma Amnesty lancia l’allarme: alcuni paesi hanno ripreso o programmano di riprendere le esecuzioni. Una vicenda discussa da decenni quella che riguarda la pena estrema.
Molti i paesi che la vivono come un affronto intollerabile alla dignità umana si battono per l’abolizione, sebbene sia una storia lunga e tortuosa: l’Europa, da sempre in prima linea, adesso preme con un documento per la diffusione del messaggio contro la pena di morte, proprio in occasione dell’undicesima giornata in onore di quest’impegno.
Amnesty però focalizza l’attenzione su “Gambia, India, Indonesia, Kuwait, Nigeria, Pakistan e Vietnam”, ovvero quei paesi in cui nel 2012 si è ripreso ad uccidere per punire. Secondo Amnesty il fenomeno è dovuto a una sbagliata visione della pena di morte come deterrente: “Non vi sono prove convincenti che la ripresa delle esecuzioni abbia avuto un impatto nel contrasto alla criminalità”. Poi Amnesty affonda: “Prendere posizione a favore della pena di morte distrae l’attenzione dalle soluzioni a lungo termine che affrontano efficacemente i problemi del sistema penale”