Trattativa Stato-mafia, udienza rinviata | Le repliche delle difese sulle richieste probatorie

di Redazione

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Trattativa Stato-mafia, udienza rinviata | Le repliche delle difese sulle richieste probatorie

| giovedì 10 Ottobre 2013 - 11:21

La corte d’assise di Palermo deciderà alla prossima udienza, fissata per il 17 ottobre, sulle richieste di prova fatte da accusa e difesa al processo sulla trattativa Stato-mafia. Lo hanno comunicato i giudici dopo le repliche delle parti. Tra le istanze, quella dei pm, di citare a deporre il capo dello Stato Giorgio Napolitano e il presidente del Senato Piero Grasso.

L’udienza era ripresa questa mattina, davanti alla corte d’assise, con le repliche del legale di Marcello Dell’Utri, Giuseppe Di Peri, alle richieste probatorie fatte dalla Procura di Palermo. Per Di Peri, i pm avrebbero dovuto depositare le motivazioni con le quali nel 1993 vennero revocati 334 provvedimenti di 41 bis: revoche che, per l’accusa, costituirebbero una delle prove della trattativa. Lo Stato, secondo la Procura, avrebbe in questo modo accondisceso alle richieste fatte da Cosa nostra nell’ambito di un patto stretto per fare cessare le stragi. Ma per l’avvocato, che ha acquisito i provvedimenti di revoca attraverso indagini difensive, le motivazioni con le quali non si rinnovò il carcere duro non dimostrerebbero un disegno politico, ma solo l’adeguamento dei tribunali alle indicazioni, sul 41 bis, della Corte Costituzionale.

È poi intervenuto l’avvocato Massimo Krogh, legale dell’ex ministro Nicola Mancino, imputato di falsa testimonianza, che si è opposto all’acquisizione delle intercettazioni tra l’ex politico e il consigliere giuridico del Quirinale Loris D’Ambrosio. Per il legale le intercettazioni provano solo che “Mancino intendeva, tramite D’Ambrosio, rivolgersi al capo dello Stato in quanto presidente del Csm per chiedere un coordinamento del lavoro investigativo delle Procure di Firenze, Palermo e Caltanissetta”. Da parte di Mancino dunque non ci sarebbe stata alcuna pressione finalizzata a influire sull’inchiesta sulla trattativa. Le intercettazioni sarebbero dunque irrilevanti. Si e’ opposto all’acquisizione di alcuni documenti presentati dal pm l’avvocato Basilio Milio, difensore degli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno, imputati di minaccia a Corpo politico dello Stato. Milio, tra l’altro, ha chiesto l’acquisizione delle intercettazioni tra Massimo Ciancimino, imputato e teste del processo, con il commercialista Girolamo Strangi, ritenuto vicino alla ‘ndrangheta. Una mossa tesa a screditare l’attendibilità di Ciancimino.

Ha parlato anche Luca Cianferoni, legale di Totò Riina, imputato di minaccia a Corpo politico dello Stato al processo sulla trattativa Stato-mafia. “Totò Riina è stato oggetto e non soggetto di trattativa – ha detto -. Per arrestarlo qualcuno si è messo a fare qualcosa con qualcun altro”:

“Il mio cliente – ha aggiunto – è totalmente isolato dal ’93. Ci dicano come e con chi ha trattato o gli si lasci espiare la pena”. Cianferoni, replicando alle richieste di ammissione prove della Procura, si è opposto all’acquisizione del verbale degli agenti del Gom che riportano le dichiarazioni rese da Riina durante una pausa del processo e che, per i pm, costituirebbero un’ammissione dell’esistenza della trattativa. Il legale si e’ anche opposto all’esame di alcuni magistrati come Vittorio Aliquò e Giancarlo Caselli in quanto in passato hanno indagato su Riina. Cianferoni ha poi chiesto l’acquisizione del cosiddetto papello e della sentenza di Firenze sulle stragi del ’93. “Così – ha spiegato – si capirà che il papello, come è emerso dalle indagini, non l’ha scritto Riina”.

“La sentenza sulle stragi – ha concluso – dimostrerà che c’è un evidente ‘bis in idem’ e che i fatti oggetto di questo processo sono stati già trattati. Evitiamo un inutile spreco di tempo e risorse sentendo testimoni già ascoltati”.

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