Sono oltre sedicimila i lavoratori precari siciliani che resteranno a casa a tempo indeterminato nonostante per loro fosse previsto l’avvio al lavoro proprio in questi primi giorni di maggio. Sono loro le principali vittime dei ritardi della Regione siciliana che ancora non approva la manovra finanziaria bis, quella che dovrà sbloccare una parte del denaro fermo per effetto dell’impugnativa del Commissario dello Stato.
I primi a pagare pegno sono i forestali. Fra la fine di aprile e l’inizio di maggio dovevano essere avviati al lavoro in 6000 per 51 giornate. una prima trance che non è partita perché nelle casse della Regione non sono disponibili i soldi necessari. Per altri 8000 l’avvio al lavoro era previsto fra fine maggio e fine giugno ma tutto è fermo. Anche per loro niente lavoro fino a quando la finanziaria bis non sarà approvata e pubblicata. ferme, dunque, anche le squadre di prevenzione degli incendi boschivi che devono iniziare a predisporre le vie tagliafuoco prima dell’arrivo della stagione degli incendi e di tempo ne resta circa un mese.
Dopo i forestali a pagare pegno sono gli operatori degli sportelli multifunzionali della Formazione professionale. Il progetto Spartacus che li ha impegnati al Ciapi è già scaduto e in 1800 sono già tornati a casa. nulla da fare per il nuovo avvio al lavoro e per loro non c’è neanche la cassa integrazione.
Ma senza lavoro ci sono anche i trattoristi dell’Esa che non possono avviare la campagna di meccanizzazione agricola, i precari dei Consorzi di Bonifica, quelli dei consorzi irrigui. complessivamente quasi altre 3000 persone.
Senza stipendio, invece, i dipendenti anche a tempo indeterminato degli enti regionali sottoposti a controllo e che non hanno in cassa i trasferimenti. Per tutti è scattata la settimana della protesta. Oggi in piazza ci sono una parte dei forestali e una parte dei lavoratori della formazione. domani toccherà ai precari dei consorzi, venerdì alla seconda grande manifestazione della Formazione professionale.
Ma la situazione non è rosea neanche per tutti gli altri precari. Gli lsu impiegati nei comuni (18.500 circa) vedono allontanarsi la possibilità della stabilizzazione e concretizzarsi il licenziamento già ad ottobre. I trasferimenti regionali permetteranno la stabilizzazione di circa 3500 lavoratori, per gli altri 15 mila la legge siciliana approvata in finanziaria non permette di risolvere il problema secondo l’Anci.
Ma i Comuni non hanno solo questo problema. I trasferimenti non bastano neanche per l’ordinario. In Sicilia si profila un vero e proprio disastro occupazionale pubblico.