Calcio, in Federazione si brancola ancora nel buio. Tavecchio (71 anni!) l’uomo del “rinnovamento”?

di Egidio Villa

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Calcio, in Federazione si brancola ancora nel buio. Tavecchio (71 anni!) l’uomo del “rinnovamento”?

| lunedì 30 Giugno 2014 - 13:33

Non sarà facile ripartire da zero. La Federcalcio italiana è senza vertici per le dimissioni del presidente Giancarlo Abete e del c.t. Cesare Prandelli e nessuno ha realmente idea di quale strada seguire per iniziare il rinnovamento.

Oggi era in programma il Consiglio Federale. La riunione preliminare, voluta da Abete, tra i presidenti delle varie componenti della Figc non sembra avere chiarito le idee. Ci vorrà tempo per trovare le intese e come sempre in queste circostanze un ruolo lo avrà anche la politica. L’unica cosa certa (quasi) è che il nuovo presidente sarà eletto nell’assemblea dell’11 agosto e dopo (forse nello stesso giorno) sarà la volta del nuovo commissario tecnico.

L’uomo più accreditato del momento è Carlo Tavecchio, presidente della Lega Dilettanti. Dall’alto dei suoi 71 anni non è certo il nuovo che avanza e con tutto il rispetto per la persona, molto esperta di cose federali, non può essere lui l’uomo del rinnovamento. E’ come dire che per svecchiare la Nazionale viene assunto Carletto Mazzone.

La pista che portava a Demetrio Albertini ha perso consistenza nelle ultime ore ma sembra invece prendere consistenza una indiscrezione che era circolata nei giorni scorsi.

Nello staff azzurro potrebbe trovare posto Paolo Maldini, il terzino del Milan e della Nazionale che dopo aver smesso di giocare è rimasto ai margini del calcio. Maldini, che ha collezionato tanti record di presenze, ha da poco risolto un problema con la giustizia (era indagato per una storia di corruzione dalla quale è uscito completamente “pulito”) e potrebbe rivestire un ruolo di primo piano, forse capo delegazione, ruolo che per tanti anni è stato ricoperto da Gigi Riva.

Idee altrettanto poco chiare ci sono sul futuro commissario tecnico. Francesco Guidolin piace, è serio ed apprezzato per il suo lavoro nell’Udinese ma sembra sia poco gradito agli sponsor per la sua riluttanza nei confronti dei media. E quindi restano in piedi i nomi di Mancini e Allegri.

Ma sarà importante capire che al di là dei nomi l’Italia dovrà cambiare radicalmente mentalità, a cominciare dal calcio di serie A, dalla valorizzazione dei vivai, dalla riduzione degli acquisto inutili all’estero, dal coraggio e dalla capacità di investire su impianti e idee. E anche qui, a giudicare dai fatti, non siamo messi bene. Certo è che a memoria non ricordiamo due Mondiali consecutivi così anonimi come quelli del Sud Africa e del Brasile. E non ricordiamo nemmeno un’Italia di club così lontana dai vertici nelle coppe europee.

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