Lucio Battisti, tu chiamale se vuoi emozioni | Quanti ricordi, 16 anni dopo /VIDEO

di Maria Teresa Camarda

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Lucio Battisti, tu chiamale se vuoi emozioni | Quanti ricordi, 16 anni dopo /VIDEO

| martedì 09 Settembre 2014 - 12:17

Quando Lucio Battisti è morto, l’Italia si è fermata per un momento col fiato sospeso. Era il 9 settembre del 1998 e il Tg2 alle 9.30 del mattino annunciava che uno dei più amati cantanti italiani è morto all’ospedale San Paolo di Milano, dove era stato ricoverato due giorni prima con un quadro clinico “molto severo sin dall’esordio”.

Radio e televisioni rivoluzionarono i palinsesti per rendere onore al “poeta”, al “cantante delle emozioni”. In molti non seppero frenare una lacrima, le parole delle sue canzoni, scritte spesso a quattro mani con i parolieri Mogol (il primo Battisti, quello storico) e Pasquale Panella (gli ultimi cinque album), risuonavano in testa, ricordi di amori estivi, di spiagge e di falò con una chitarra: “Le bionde trecce e gli occhi azzurri e poi…”.

Redazioni dei giornali alla ricerca ardua di qualche dettaglio, perché Battisti aveva lasciato la scena pubblica anni prima, protetto dalla moglie, dalla sorella, dal figlio. Una ricerca di privacy che ha privato i fan anche di una tomba dove portare un fiore: il 6 settembre 2013, la vedova Grazia Letizia Veronese fece riesumare i resti dell’artista e li fece trasferire. Dopo una tappa del carro funebre nel cimitero a Rimini per la notte, avvenne poi la cremazione a San Benedetto del Tronto.

Non esiste una canzone soltanto con cui ricordarlo. Ognuno ha nel proprio cuore, nella propria storia, una canzone che parla di sé. Io scelgo di ricordarlo con “La collina dei ciliegi”: “Ma non ti accorgi che è solo la paura che inquina e uccide i sentimenti”.

Ecco il video e il testo della canzone:

“E se davvero tu vuoi vivere una vita luminosa e più fragrante
cancella col coraggio quella supplica dagli occhi
troppo spesso la saggezza è solamente la prudenza più stagnante
e quasi sempre dietro la collina è il sole
Ma perché tu non ti vuoi azzurra e lucente
ma perché tu non vuoi spaziare con me
volando intorno a la tradizione
come un colombo intorno a un pallone
frenato e con un colpo di becco bene aggiustato
forato e lui giù giù giù
e noi ancora ancor più su
planando sopra boschi di braccia tese
un sorriso che non ha né più un volto
né più un’età
e respirando brezze
che dilagano su terre senza limiti e confini
ci allontaniamo e poi ci ritroviamo più vicini
e più in alto e più in là
se chiudi gli occhi un istante
ora figli dell’immensità
Se segui la mia mente
se segui la mia mente
abbandoni facilmente le antiche gelosie
ma non ti accorgi che è solo la paura
che inquina e uccide i sentimenti
le anime non hanno sesso né sono mie
Non non temere
tu non sarai
preda dei venti
ma perché non mi dai la tua mano perché
potremmo correre sulla collina
e fra i ciliegi veder la mattina
che giorno è
E dando un calcio ad un sasso residuo d’inferno
e farlo rotolar giù giù giù
e noi ancora ancor più su
planando sopra boschi di braccia tese
un sorriso che non ha
né più un volto né più un’età
e respirando brezze che dilagano su terre
senza limiti e confini
ci allontaniamo e poi ci ritroviamo più vicini
e più in alto e più in là ora figli dell’immensità”.

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