Facebook ha condiviso dati con 4 società cinesi, è bufera

di Redazione

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Facebook ha condiviso dati con 4 società cinesi, è bufera

| mercoledì 06 Giugno 2018 - 08:53

Facebook è senza pace. Secondo il New York Time, il colosso dei social network avrebbe siglato accordi per la condivisione dei dati con almeno quattro società di elettronica cinesi inclusa Huawei, il gigante delle telecomunicazioni nel mirino dell’intelligence americana che la ritiene una minaccia alla sicurezza nazionale. Gli accordi, sostiene il quotidiano newyorkese, sono stati siglati nel 2010.

Tra gli altri big cinesi con i quali sono stati siglati gli accordi spiccano Lenovo, Oppo e TLC. Nei giorni scorsi, a finire nel mirino della stampa americana, erano stati gli accordi con alcuni dei maggiori produttori di dispositivi mobili al mondo, fra i quali Amazon, Apple, Blackberry e Samsung. Tutte le intese sono state raggiunte da Facebook quando puntava a promuovere il social network presso un maggior numero di utenti a partire dal 2007.

Facebook e gli accordi con la Cina, la nuova bufera

Nel caso delle società cinesi, Facebook precisa che per Huawei i dati condivisi restavano sui cellulari, non sui server. Su pressing politico At&t ha fatto saltare all’ultimo minuto l’alleanza con Huawei, in base alla quale avrebbe dovuto vendere i dispositivi cinesi attraverso la sua rete di distribuzione.

Nessun accordo per la condivisione dei dati è stato invece firmato con Zte. Fra le altre società cinesi con le quali Facbeook ha stipulato accordi c’è TLC, che ha accusato l’amministrazione Trump di avere pregiudizi nei confronti delle società cinesi. E c’è Lenovo, che ha di recente accantonato le sue ambizioni per rilevare Blackberry dopo lo stop del governo canadese.

La difesa di Huawei 

“Come tutti i principali produttori di smartphone, Huawei ha lavorato insieme a Facebook per rendere i suoi servizi maggiormente fruibili da parte degli utenti. Huawei non ha mai raccolto né archiviato alcun dato degli utenti di Facebook”. Così Huawei, in una nota ufficiale, interviene sul nuovo caso privacy sollevato dal New York Times, che coinvolge quattro grandi aziende cinesi.

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