GBL e GHB, che cos’è la “droga dello stupro”

di Redazione

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GBL e GHB, che cos’è la “droga dello stupro”

| lunedì 31 Marzo 2014 - 10:02

Il GBL (gamma-nutyrolactone), è un parente stretto del più noto GHB, e due volte più potente.

Il GBL è conosciuto per lo più negli Stati uniti come “liquid exstasy” o “droga dello stupro”. Per lo più infatti viene usato per essere versato di nascosto nel bicchiere della vittima: la droga dà sonnolenza, moltiplica gli effetti dell’alcol facendo perdere i freni inibitori e soprattutto provoca una vera e propria amnesia relativa alle ore successive all’assunzione.

Una combinazione che consente allo stupratore di compiere violenza senza poi poter essere riconosciuto o denunciato alle forze dell’ordine. Questa droga fa effetto in 30-45 minuti e gli effetti collaterali sono molti: dall’insufficienza respiratoria alle convulsioni, fino al coma e alla morte.

Come il GBL anche il GHB (gamma–idrossibutirrato) è stato sintetizzato in America ed è largamente utilizzato dagli anestesisti. L’idrossibutirato o GHB ha il potere di annullare le reazioni, si diventa un oggetto nelle mani altrui e quindi un corpo in balia di un’altra persona. Ripresa coscienza non si ricorda quasi nulla di quanto è accaduto.

Il pericolo si annida particolarmente nelle discoteche in quanto sono luoghi sovraffollati e poco controllabili. Il GHB è incolore ed inodore. Basta avvicinarsi al bicchiere di una persona distratta, versarla e attendere che l’abbia bevuta.

Il GHB provoca dipendenza fisica con crisi di astinenza della durata di 3-15 giorni caratterizzate da ansia, tremori, crampi muscolari e insonnia. Compromette inoltre le capacità di guida.  Consumare GHB può essere molto pericoloso per chi è in terapia con farmaci antiretrovirali, in particolare con inibitori della proteasi, poichè sembra esista un meccanismo di interazione. Le conseguenze possono essere fatali.

L’assunzione insieme all’alcool è molto pericolosa e può essere anche fatale, spesso come risultato di soffocamento durante vomito ed asfissia. La morte potrebbe anche essere possibile conseguenza di una crisi respiratoria poiché alte dosi di GHB potrebbero eventualmente inibire i centri respiratori del tronco cerebrale.

Il GHB si può rintracciare nelle urine con un esame eseguito entro 24 ore dalla sua assunzione, ma all’Istituto Superiore di Sanità è stato messo a punto un metodo sensibile per rilevare la presenza di GHB anche a lunga distanza.

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