Dopo la rinuncia di Pelè, l’onore di essere l’ultimo tedoforo è spettato a Vanderelei de Lima, ex esponente di spicco del mezzofondo e della maratona brasiliana.

Nato a Cruzeiro do Oeste, l’11 agosto 1969, De Lima si è formato nella corsa campestre, diventando campione del mondo di specialità nel 1989 e nel 1992.

La sua carriera nella maratona, invece, inizia nel 1995: l’anno successivo vince la sua prima gara sulla distanza a Tokyo, mentre in carriera può vantare due ori ai giochi panamericani (1999 e 2003), senza però altri successi significativi.

Ad Atene 2004 arriva l’occasione della vita: é in fuga, in vantaggio di circa mezzo minuto su Stefano Baldini e Mebrahtom Keflezighi, ad un passo dal diventare il primo brasiliano a vincere l’oro nella maratona. Al 35esimo chilometro il fattaccio: viene infatti aggredito da Cornelius Horan, teologo irlandese famoso per le invasioni di pista.

Uno spettatore riuscì ad aiutarlo, ma lo shock fu tale da portare Vandereli de Lima a cedere e a farsi rimontare da Baldini (al 38esimo chilometro), il quale poi si involò verso la medaglia d’oro, mentre il brasiliano dovette accontentarsi del bronzo (inutili i tentativi del Brasile di segnare l’oro anche a de Lima, che venne premiato con la medaglia Pierre de Coubertin oltre a diventare atleta brasiliano dell’anno).

La storia di Vanderlei de Lima (che comunque comprese il valore di quel bronzo, nonostante l’aggressione) lo ha accompagnato ben oltre il ritiro, alla maratona di Parigi del 2009. Una storia che è rimasta nell’immaginario del collettivo e che probabilmente è alla base della scelta come ultimo tedoforo, ricompensa per una vicenda sportiva davvero incredibile e sfortunata.