Ingroia: da oggi è avvocato, ha giurato all’ordine | L’ex pm: “Mai difenderò mafiosi e corrotti”

di Redazione

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Ingroia: da oggi è avvocato, ha giurato all’ordine | L’ex pm: “Mai difenderò mafiosi e corrotti”

| giovedì 10 Ottobre 2013 - 19:25

Antonio Ingroia abbandona definitivamente la toga da pm per quella da avvocato, sotto la quale può continuare a indossare i panni di leader di Azione Civile, la sua formazione politica che è stata una meteora alle ultime elezioni. Dopo il rumoroso e mai ufficializzato commiato dalla magistratura, con il giuramento prestato questo pomeriggio all’ordine in Cassazione, l’ex procuratore aggiunto di Palermo è a tutti gli effetti un avvocato. Veste più compatibile e coerente con la sua scelta di fare politica.

Completo scuro, cravatta rossa e toga appoggiata sul braccio, come tutti gli altri più giovani e inesperti colleghi arrivati al Palazzaccio per la cerimonia, confessa “un po’ di emozione”. “Da un lato diventa definitiva la chiusura col mio passato di magistrato”, dice, “dall’altro inizio un nuovo percorso, che non vuol dire passare dall’altro lato della barricata. I ruoli di magistrato e di avvocato sono complementari, entrambi si battono per la giustizia”.

Del resto, ragiona, è diritto di tutti avere una buona difesa, “non dai magistrati, ma dalle leggi che talvolta sono ingiuste”. “Per coerenza con la mia storia – assicura – non difenderò mai mafiosi né corrotti”. Si dedicherà piuttosto ai deboli e alle parti lese. Infatti la sua prima sfida sarà sull’immigrazione. “Assisteremo assieme a un pool di avvocati – annuncia lui stesso – una parte dei superstiti del naufragio di Lampedusa”, indagati d’ufficio a Caltanissetta per immigrazione clandestina.

L’obiettivo è portare davanti alla Consulta la Bossi-Fini e alla Corte europea per i Diritti dell’Uomo le condizioni in cui versano nei centri di assistenza quelli che sbarcano sulle coste italiane. Se ha dovuto rinunciare a partecipare al processo Stato-mafia in qualità di difensore dell’associazione dei familiari dei Georgofili perché aveva assunto l’incarico ancora prima di poter esercitare la professione, con non poche polemiche dato che nello stesso procedimento era stato titolare delle indagini, l’ex pm (che si è saputo pochi giorni fa, è indagato a Caltanissetta per una fuga di notizie dopo un suo interrogatorio a Bernardo Provenzano, in seguito a un esposto del suo avvocato) in ogni caso non smetterà di occuparsi di Cosa Nostra.

Assumerà, spiega, il patrocinio di parte civile, dei familiari dell’ urologo Attilio Manca, che ha curato il padrino Provenzano. Manca è morto in circostanze che ai suoi parenti sembrano sospette, ma dopo dieci anni di indagini la procura di Viterbo ha archiviato il caso come suicidio in seguito all’assunzione di stupefacenti.

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