Omicidio al cimitero di Catania, indagati due romeni

di Redazione

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Omicidio al cimitero di Catania, indagati due romeni

| martedì 25 Febbraio 2014 - 17:29

Ci sono altri due indagati per l’omicidio di Maria Concetta Velardi, la vedova di 59 anni assassinata a colpi di pietra nel cimitero di Catania. Si tratta di una coppia di romeni che è stata iscritta sul registro degli indagati.

Oggi pomeriggio i due immigrati sono stati nell’ufficio della polizia scientifica per ‘atti irripetibili’ riguardo esami biologici che la polizia sta compiendo. A trovare la donna con il cranio fracassato è stata il figlio Angelo Fabio Matà che nell’inchiesta figura nella doppia veste di parte lesa e indagato. Gli altri due indagati sono un giovane e un anziano che frequentano abitualmente il cimitero.

L’iscrizione nel registro degli indagati della coppia di romeni è trapelata oggi durante l’esecuzione di un esame medico legale nella sede della polizia scientifica di Catania dove si sono presentati un avvocato, che li assiste, e un medico legale come consulente di parte. Le indagini della squadra mobile della Questura sono coordinate dal procuratore capo Giovanni Salvi e dal sostituto Giuseppe Sturiale. A trovare il cadavere era stato proprio il figlio della vittima, che l’aveva accompagnata a fare visita, come ogni giorno, al marito Angelo e all’altro figlio di Maria Concetta Velardi, Lorenzo, entrambi morti per i postumi di malattie incurabili. Il corpo era non distante dalla cappella di famiglia. Il sottufficiale si era allontanato per andare al bar e al ritorno, portando il caffé alla madre, l’ha trovata per terra, assassinata con colpi di pietra alla testa. Sulla morte della donna il legale di Matà, l’avvocato Giuseppe Lipera, ha avviato indagini parallele, con la collaborazione di criminologi, di un investigatore privato e dell’ex generale dei carabinieri del Ris Luciano Garofano.

Sono stati gli stessi legali della coppia di romeni a chiedere di estendere la consulenza medico legale per espletare un atto tecnico irripetibile sulla ricerca del Dna. Poiché la loro posizione, in maniera molto indiretta, era emersa durante le indagini, come atto dovuto sono stati iscritti nel registro degli indagati. Lo precisa la Procura di Catania sottolineando che si è molto lontani dal fatto che possa esserci un’accusa diretta. La stessa Procura aveva già definito un atto dovuto la precedente iscrizione nel registro indagati di tre persone, compreso il figlio della vittima.

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