Riforma delle province, approvati tutti gli articoli | L’atto finale rimandato a martedì prossimo

di Redazione

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Riforma delle province, approvati tutti gli articoli | L’atto finale rimandato a martedì prossimo

| giovedì 06 Marzo 2014 - 15:56

Riforma delle Province, l’Ars approva tutti gli articoli. Dopo il fallimento in extremis di ieri sera, l’Aula è tornata a discutere degli ultimi due articoli del provvedimento per l’abolizione dei vecchi enti e la creazione di Liberi consorzi di Comuni.

Già ieri la riforma sembrava finalmente trovatola via dell’approvazione, poi il pasticcio dell’articolo 10, con l’eliminazione da parte del governo delle specifiche sulla funzione delle città metropolitane. Questa presa di posizione ha fatto saltare il banco degli accordi, con critiche persino da parte del gruppo del Pd, con Antonello Cracolici che ha definito “un grave errore” il rimandare una decisione così importante a una legge di futura approvazione.

Il governo, aveva tentato di metterci una pezza con un emendamento che, per grandi linee, definiva alcune delle funzioni generali deputate alle aree metropolitane, ma questo ha ulteriormente esacerbato gli animi a Sala delle Lapidi, portando alla sospensione della seduta e al rinvio a questa mattina.

La discussione, oggi, sull’articolo 10 è durata fino a pomeriggio inoltrato, quando, finalmente, l’Ars ha approvato l’articolo con il nuovo testo del governo. Nessun problema, invece, per l’articolo 11, che autorizza la Regione alla soppressione di enti, come, appunto le Province.

Adesso, prima dell’atto conclusivo, con il voto finale, ai deputati resta solo di modificare lo Statuto della Regione per poter recepire la riforma. Lo farà martedì prossimo.

“È stata una grande fatica”, dice il governatore Rosario Crocetta. “C’è stato un incessante lavoro di mediazione che ha portato, alla fine, a esitare una legge persino migliore di quella che avevamo pensato”, aggiunge. Il percorso per la maggioranza è stato molto difficile, con il governo che è andato sotto più volte durante quasi un mese e mezzo di discussione della riforma, con le opposizioni che hanno fatto ricorso all’ostruzionismo e che durante la maratona parlamentare hanno più volte sostenuto che il testo potrebbe essere impugnato dal commissario dello Stato, perché conterrebbe norme incostituzionali.

Alla fine il ‘salvagente’ per Crocetta e la sua maggioranza è arrivato dai 5 Stelle e dal Ncd che hanno garantito col loro voto l’approvazione delle norme più importanti della riforma, a partire proprio dai Liberi consorzi: al momento sono nove, quante le attuali Province, ma potrebbero diventare di più nei prossimi sei mesi se i comuni riusciranno a formare nuovi enti, partendo da una popolazione minima di 180 mila abitanti. Il dato più evidente è che scompare il voto diretto, gli organismi rappresentativi (presidenti e assemblee) sono di secondo livello.

“Siamo andati avanti con una maggioranza d’aula anche in presenza di voto segreto, lo vedo come un fatto positivo”, afferma il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone. “Oggi si è segnato un notevole passo in avanti, un’ulteriore fase di completamento dell’abolizione delle Province avviata un anno fa – aggiunge Ardizzone, secondo cui – ora si deve puntare in maniera significativa sulle città metropolitane”.

Le norme appena approvate definiscono un quadro che dovrà essere completato con una successiva legge che il governo porterà in aula in autunno e che dovrà stabilire soprattutto compiti e funzioni di Liberi consorzi e città metropolitane. “La Regione dovrà privarsi delle sue funzioni prima in favore dei Comuni e poi delle città metropolitane – osserva Ardizzone – Avremo tutto il tempo per far maturare questo percorso”.

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